La differenza tra un libro “ricco” e uno “povero” si coglie soltanto dopo qualche tempo. Mi sto rendendo conto di questa verità man mano che cresco (o invecchio come direbbero molti). In questi ultimi anni ho letto tantissimi libri, della maggior parte non mi ricordo nemmeno titolo e nome dell’autore. Di alcuni, invece, ho una vera forma di nostalgia. Mentre li leggevo spesso mi sembravano pesanti, difficili da digerire o assimilare, a volte ho fatto fatica a terminarli, eppure sono proprio questi a mancarmi. Libri che lasciano qualcosa. Per andare sul concreto citerò Anne Rice, un’autrice che ho iniziato ad apprezzare nell’ultimo anno. Letti i suoi primi tre libri sulla saga dei vampiri, puntualizzo: libri per niente leggeri e zeppi di “monologhi interiori” e descrizioni ricercate, ho iniziato a sentirne la mancanza. Quando leggevo “La regina dei dannati” non vedevo l’ora di finirlo e archiviarlo, tuttavia, dopo qualche settimana, mi è presa una strana forma di nostalgia che mi ha spinto a cercare il libro successivo dell’autrice.
Altri libri, in particolare le nuove saghe puramente commerciali, non mi lasciano nulla. Al momento mi appassionano, riesco a leggere quattrocento pagine in due giorni, ma poi… puff. Non resta niente. Certo c’era la storia d’amore appassionante, forse c’era anche una bella trama… ma niente altro. I personaggi, tolti dal ruolo, sono piatti.
Ciò che ci resta dei libri che leggiamo è la differenza. Lestat, di Anne Rice è un personaggio “vivo”. Anche togliendolo dalla trama può respirare, può esistere. Un personaggio con un carattere definito, una storia importante e tante piccole qualità e difetti a caratterizzarlo. Bella Swan chi è? Tolta da Twilight, tolta dalla coinvolgente storia d’amore cosa resta?
Bisognerebbe rifletterci mentre si sceglie un libro.
ohhh, finalmente qualcuno che la pensa come me!!! ci sono libri e libri e per avere 14 anni ne ho letti parecchi e di alcuni so ancora citare intere frasi a memoria, di altri se ricordo il titolo è davvero tanto!
RispondiEliminasecondo me questo accade soprattutto perchè ci si concentra troppo sullo scrivere qualcosa che si sa che può piacere ( infatti la maggior parte dei libri ha la solita trama di lei nella nuova scuola che si innamora del lui bello e in qualche modo dannato)e non ciò che si vuole scrivere facendo perdere così veridicità al personaggio stesso che, tolto dal libro, diventa una delle tante persone in mezzo alla folla
o probabilmente le case editrici decidono a priori di pubblicare solo le cose commerciali che sono certe di vendere... non che sia sbagliato, voglio dire, anche loro devono campare... però a tutto c'è un limite! Purtroppo la cultura media delle persone si è abbassata drasticamente e la gente non legge per "imparare", vuole letture leggere e frivole giusto per passare l'oretta... di questo passo finiremo come in Fahrenheit 451
RispondiEliminaahahahahah, paragone azzeccatissimo, non sarei mai riuscita ad esprimermi meglio, hai proprio ragione!
RispondiEliminabisogna dire che però è davvero un peccato. mi piacerebbe sapere quali manufatti non pubblicati hanno in mano le case editrici, chissà che questa mia curiosità non mi porterà a lavorarci dentro.... un giorno lontano... così rivoluziono il mondo.....
con l'evoluzione dell'auto-pubblicazione ne vedremo molti in giro...
RispondiEliminabisogna dire però che con gli ebook vedremo sempre piu in calo questo fenomeno, certo anche li poi per ogni libro rimangono da fare degli investimenti pubblicitari ma quantomeno non ci saranno più i limiti dei costi iniziali di stampa.
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