mercoledì 24 settembre 2014

Copertina: cose da NON fare mai

Che bello, ho finito il mio libro! E adesso? Adesso serve la copertina, qualcosa d’impatto e che richiami l’atmosfera e gli elementi presenti nella trama. Un gioco da ragazzi... forse. O forse no. Ve lo dico io: NO.
Fare una copertina non è una sciocchezza. Soprattutto se siete autori self, dovete tenere presente che quell’immagine sarà il vostro biglietto da visita. La sinossi conta molto, ma la cover è la prima cosa che il possibile cliente guarderà. Se la copertina gli fa schifo, voi non venderete mai il libro, nemmeno leggerà la sinossi.
Quindi, quali sono i principali errori da evitare?

Primo: prendere un’immagine a caso da internet. Anche se non specificamente scritto, le immagini possono essere coperte da diritti d’autore, pertanto non potete usarle. In più, diciamocelo, ci fareste una figura proprio pessima. Per non parlare della risoluzione di stampa... forse per un ebook i 72dpi vanno bene, ma non per il cartaceo!

Secondo: l’impostazione. Scritte talmente grandi che toccano i bordi, font che erano kitsch persino negli anni ’80. Accostamenti improbabili di caratteri e colori, allineamenti a “come cavolo mi viene” o centrature matematiche ma non ottiche (ovvero: i cm a destra e sinistra sono uguali, ma la scritta sembra tutta spostata da un lato. Ok, questo lo fanno anche i grafici incapaci). No, no e no. Se non sapete farlo, non fatelo! Lo dico sempre: meglio un fondo nero con la scritta bianca centrata in Times.

Terzo: usare la vostra foto o quella del vostro cane/gatto. Se siete come Ian Somerhalder possiamo parlarne, ma se invece siete una persona nella media, non campate vendendo le vostre immagini e non è un’autobiografia (e in tal caso sarei proprio curiosa di sapere cosa avete d’interessante da dire), allora NO. Per il vostro animale domestico, invece, si potrebbe anche discuterne, ma la foto deve essere tassativamente professionale e definita.

Quarto: le dimensioni contano. Scritte troppo piccole o troppo grandi e leggibilità. Se avete una scritta rosso bordeaux, NON mettetemi il fondo nero! Non si legge. Se è l’effetto vedo/non ti vedo che cercate, almeno ingranditela. Non c’è cosa peggiore per un possibile cliente che tirare gli occhi nel tentativo di leggere.

Quinto: non fare spoiler. “Ho scritto un libro con un colpo di scena fantastico... quasi quasi metto l’immagine che lo rappresenti in copertina!” Ah beh, certo... mi pare logico.

Concludendo, se non sei un grafico, lascia fare ai professionisti e investi un minimo per rappresentare al meglio la tua opera. Se non ti va di pagare per un lavoro personalizzato e a preventivo, prendi delle copertine “pronte”, potresti trovare delle cose molto belle, con tutti i copyright in regola, e spendere meno di 30€! Ho iniziato a farle anch’io da poco, clicca qui.

Ovviamente lo stesso discorso vale per i booktrailer, ai quali si aggiunge la musica coperta da diritti, la lunghezza spropositata (oltre 1 minuto diventa pesante!), e le animazioni raccapriccianti... ma magari di questo vi parlerò un’altra volta!

sabato 20 settembre 2014

A.A.A. Professionisti cercasi

Caspita! Sono già nove giorni che non mi faccio viva sul blog. Mi ero imposta un articolo a settimana, ma tra una cosa e l’altra non sempre riesco a starci dietro. In quest’ultimo periodo in particolare ho avuto momenti molto travagliati, tanto da chiedermi: “Ma chi me lo fa fare?”
Non è di certo un bel settembre: problemi familiari, problemi di salute, problemi di cuore, problemi di lavoro... Cose che più o meno tutte le persone affrontano, magari non tutte assieme. Attendo risposte e spero che alcune scelte cambino positivamente la mia vita.
Il titolo di questo post arriva in particolare dal mondo lavorativo. Più cresco, più miglioro professionalmente, più frequento l’ambiente editoriale, più mi rendo conto di cosa ci sia in giro. Nello specifico parliamo di grafica e grafici.
Spesso mi domando che fine abbiano fatto i professionisti, quelli davvero bravi. Premetto che ho iniziato a smanettare su Pc da autodidatta nel 1995. Il mio primo Photoshop aveva la versione 4.0. Ho imparato da sola a usarlo, un pezzetto per volta. A diciassette anni frequentavo l’istituto d’arte, dove di certo non ci insegnavano computer grafica, e il pomeriggio, a tempo perso, facevo composizioni di immagini dei cartoni animati dell’epoca per rivenderle a scuola. Mi ero anche trovata un lavoretto di fotoritocco su commissione dal fotografo del paese. In realtà non sapevo niente, non lo sapevo nemmeno cinque anni dopo, nonostante i mille lavori svolti, da insegnante di informatica a grafica web. Ho iniziato a imparare davvero il mestiere con il mio primo impiego fisso, in un’azienda che fabbricava shopping bags.
Da grafica “campata per aria” che non sapeva nemmeno cosa significasse la parola “stampa” sono arrivata a controllare pellicole a mano, in quadricromia e con il lentino, a correggere gli errori e ad ammirare da vicino tutte le fasi di progettazione. Ho visto le vere difficoltà del mestiere, ho aperto file di ogni tipo, soprattutto di tanti, tanti, troppi presunti grafici creativi... gente che, come me, credeva di saper fare il lavoro.
Imparato tutto ciò che potevo sul mondo della stampa, mi sono data alla vera creatività. Ma attenzione, essere un grafico creativo non significa inventarsi la composizione fantastica, quella sanno farla in molti. Essere Veri grafici significa saper progettare la composizione fantastica in modo che sia realizzabile fisicamente. Sapere come si vede un colore sul monitor e come verrà stampato, sapere le dimensioni minime che può avere una linea per non scomparire sul foglio e così via.
Ho imparato che in tanti si dicono professionisti, ma in pochi lo sono davvero e, soprattutto, che piuttosto che fare male una cosa è meglio non farla.
Nell’ultima settimana ho sentito diverse persone riempirsi la bocca con la parola “professionalità”. Io non sono nessuno per giudicare, i risultati si vedono dai fatti. Come grafica so di essere brava. Lo affermo con sicurezza a fronte di tutti gli anni di esperienza accumulati. Non sono e probabilmente non sarò mai la migliore, così come non riuscirò mai a imparare tutto. È un work in progress. Ogni tanto apprendo dai tutorial su Youtube... c’è sempre da imparare e sempre si può migliorarsi.
Poi la gente può dire, o scrivere, ciò che vuole, l’importante è come noi ci sentiamo dentro.

Ps. Ho iniziato un nuovo libro, una cosa completamente inaspettata. Chi vivrà vedrà.

giovedì 11 settembre 2014

Fisica, diete e uomini sbagliati...

Se pensiamo a noi come figure all’interno dello spazio, ci rendiamo conto che tutto il nostro universo è una piccola briciola. Quello che noi “osserviamo” nella nostra vita, infatti, potrebbe apparire del tutto differente alla persona che ci sta accanto. La percezione che abbiamo è data da mille fattori diversi che vanno dall’educazione alle convinzioni religiose, dalle esperienze all’ambiente in cui viviamo.
Per fare un esempio sciocco, se fin da bambini ci hanno detto che la donna è inferiore all’uomo e questa credenza è stata rinsaldata da una religione bigotta, per quanto, da adulte, leggiamo libri femministi o ci dichiariamo “aperte”, una parte di noi resterà sempre fedele a quanto appreso prima. È probabile che nella nostra “fetta di universo” arriveranno solo situazioni che ci daranno conferma dell’inferiorità femminile e che incontreremo unicamente uomini che vogliono prevalere su di noi. Basta spostarsi di poco per rendersi conto che la nostra amica, che al contrario è stata educata secondo la parità dei sessi, pur frequentando i nostri stessi ambienti, trova situazioni e persone molto diverse.
È un po’ il concetto della legge dell’attrazione, attiriamo a noi ciò che pensiamo di meritare. Se crediamo di essere delle fighe stratosferiche e ci atteggiamo a tali (ma ci crediamo davvero!), è probabile che le persone che ci circondano inizino a vederci come tali. Se invece ci crediamo dei perdenti, sarà questa la sensazione che trasmetteremo agli altri.
Fin qui è tutto semplice e lineare, ma cambiare il nostro “stato mentale” non è poi così facile. È un po’ come iniziare una dieta il lunedì, ci diciamo convinte e per tutta la settimana mangiamo solo cibi sani e leggeri, poi il sabato ci strafoghiamo di Nutella e pizza. La vera dieta è quella che modifica le abitudini profonde e che ti spinge a mangiare più sano, senza farti mancare il dolce. Allo stesso modo, possiamo dire di essere fighe e comprarci un vestito nuovo, ma se dentro di noi ci sentiamo perdenti, la facciata non reggerà a lungo.
Secondo la fisica quantistica la semplice osservazione è capace di influenzare l’andamento di uno stato quantistico. In poche parole, noi siamo in grado, osservando la nostra realtà, di modificarla in qualunque momento. Ricollegandomi all’inizio del discorso, è sufficiente spostarsi rispetto alla “fetta di universo” che osserviamo.
Fin da piccola mi è stato detto che gli uomini sono solo un problema, che avrei fatto meglio a rimanere da sola. Le credenze religiose avrebbero voluto inculcarmi la superiorità maschile, ma il concetto di “uomini inutili” era già radicato in me. A otto anni, quando mi chiedevano “cosa vuoi fare da grande”, io rispondevo: “Voglio essere una donna di successo, single, e abitare da sola in un attico a Milano”. Forse è per questa ragione che oggi attiro unicamente uomini “sbagliati”. Soprattutto negli ultimi due anni, ho incontrato persone indecise, insicure, deboli, piene di problemi e paranoie... a volte psicopatiche. Non si tratta dell’abusato “tutti gli uomini sono uguali”, bensì di “forse non mi merito di più”. Perché, come mi ha insegnato mia madre, “farei meglio a restare sola, gli uomini sono inutili”.
Eppure ci provo, credetemi. In quest’ultimo periodo ho desiderato con tutte le mie forze una persona in particolare, l’ho caricata di tantissime aspettative e desideri. Come giustamente mi hanno fatto notare le amiche, non era realistico ma solo un’illusione della mia mente. Non è sul serio come la vedo io e lo dimostra da come si comporta. Avrei dato qualunque cosa per questo uomo, però il mio inconscio mi ha riportato al “meglio restare sola”. Ho tentato di ingannarmi proiettando su di lui virtù che non aveva, inutilmente.
Uscire dal nostro schema mentale è difficile... e so che questa frase è contraddittoria. Qualcuno contesterebbe: “Visto che tutto può cambiare in un istante (vedi esempio della quantica sopra), anche l’idea di difficoltà può mutare in un attimo”. Allora rettifico: per me, uscire dai miei schemi mentali, in questo momento è molto difficile. Il mio spiraglio di universo è pieno di spine e dolore. Nel momento stesso in cui lo scrivo, noto che sulla sinistra c’è un bagliore diverso e sento che, forse, potrei azzardarmi a proseguire in quella direzione piuttosto che in mezzo ai rovi. Ma è troppo presto.
Si tratta solo di decidere, di fare un passo verso la luce piuttosto che fermarsi nel buio del dolore.



Ps. Credo che questa scena di Evangelion (che adoro) esprima bene tutto il concetto di "fetta di universo" e cambiamento.
PPs. Immagine di eddiecalz

mercoledì 3 settembre 2014

Consigli per gli acquisti: Kage Queen 3

Oggi vi presento Kage Queen – Rivelazioni di Simone Lari.

Le ombre di un passato che ancora si ostina a perdurare offuscano la tenue luce proiettata sul futuro di Kage e della famiglia Queen. 

I piani di menti folli e cuori malvagi minacciano le vite di chi si è avvicinato troppo a colui che un tempo era soltanto un freddo assassino dal cuore nero. 
Ma costoro non hanno fatto i conti con la risolutezza di Kage, che tra visioni del futuro e ricordi del passato, tingerà di sangue il presente.


Per chi non avesse letto il primo post su questa saga, vi rimando qui.


Perché mi è piaciuto:
Questo libro ha, forse, un ritmo ancora più incalzante rispetto ai primi due. Ormai conosciamo bene i personaggi principali e tifiamo per loro, quindi l’autore si è dedicato maggiormente alla trama. Fin dall’inizio la narrazione è scorrevole, con uno stile articolato e ben definito. Mi è piaciuto molto l’approfondimento circa alcuni personaggi secondari che erano stati un po’ trascurati nei primi due volumi. Simone è un autore in continua evoluzione e mi ha stupito ancora una volta! Molto bella anche la “crescita sentimentale” di Kage che spesso si trova imbarazzato con July, mostrando il suo lato umano. Davvero spassoso!
Che dire... speriamo che il quarto esca presto!


Come leggerlo:
Sia in versione ebook a 2,99€ o cartaceo a 9,99€ su Amazon...


Un breve estratto:

Una carezza improvvisa blandì il bel viso di July. La donna sgranò gli occhi al tocco gentile della fredda mano di Kage.
Accortosi del gesto spontaneo sfuggito al suo controllo, ritrasse la mano e distolse lo sguardo da lei.
«Dormiamo adesso, è tardi» decretò.
«Va, va bene» concordò lei.
Kage spense l'abat-jour; i led in basso si accesero automaticamente, illuminando debolmente la porta e i piedi del letto.
Pochi istanti dopo, una domanda proferita dalla voce soffusa di July ruppe il silenzio appena calato: «Hai detto che allora, quando ti operasti, non desideravi averne, ma adesso, se potessi, ti piacerebbe avere un figlio?»
«Io ho già un figlio.»
«Beh, intendevo un figlio tuo, o una figlia magari.»
«Forse.»
«Che nome ti sarebbe piaciuto per una lei?»
«Ha davvero importanza?» domandò, con una punta di insofferenza.
«Dai, assecondami: come avresti chiamato tua figlia?»
Kage rifletté alcuni istanti.
«Keyra mi sembra un bel nome, o forse Janice.»
«Ma in famiglia siete fissati con i nomi che cominciano con la K e con la J per caso?» protestò July.
«Dormi, per favore!»
«Immagino che anche se non è proprio tuo figlio, Kevin ti piaccia come nome.»
«Considero Kevin figlio mio più di quanto tu pensi.»
July sollevò la testa dal cuscino, incuriosita e incerta su come valutare e reagire a tale informazione.
«Hai detto una bella cosa, spero tu la pensi davvero.»
I loro occhi si cercarono nel buio, quelli di lei bisognosi di conferme, i suoi desiderosi di darle una risposta che non poteva motivare.
«Lo penso davvero, ma ora dormi, non fartelo più ripetere» concluse con una punta di esasperazione.