Caspita! Sono già nove giorni che non mi faccio viva sul blog. Mi ero imposta un articolo a settimana, ma tra una cosa e l’altra non sempre riesco a starci dietro. In quest’ultimo periodo in particolare ho avuto momenti molto travagliati, tanto da chiedermi: “Ma chi me lo fa fare?”
Non è di certo un bel settembre: problemi familiari, problemi di salute, problemi di cuore, problemi di lavoro... Cose che più o meno tutte le persone affrontano, magari non tutte assieme. Attendo risposte e spero che alcune scelte cambino positivamente la mia vita.
Il titolo di questo post arriva in particolare dal mondo lavorativo. Più cresco, più miglioro professionalmente, più frequento l’ambiente editoriale, più mi rendo conto di cosa ci sia in giro. Nello specifico parliamo di grafica e grafici.
Spesso mi domando che fine abbiano fatto i professionisti, quelli davvero bravi. Premetto che ho iniziato a smanettare su Pc da autodidatta nel 1995. Il mio primo Photoshop aveva la versione 4.0. Ho imparato da sola a usarlo, un pezzetto per volta. A diciassette anni frequentavo l’istituto d’arte, dove di certo non ci insegnavano computer grafica, e il pomeriggio, a tempo perso, facevo composizioni di immagini dei cartoni animati dell’epoca per rivenderle a scuola. Mi ero anche trovata un lavoretto di fotoritocco su commissione dal fotografo del paese. In realtà non sapevo niente, non lo sapevo nemmeno cinque anni dopo, nonostante i mille lavori svolti, da insegnante di informatica a grafica web. Ho iniziato a imparare davvero il mestiere con il mio primo impiego fisso, in un’azienda che fabbricava shopping bags.
Da grafica “campata per aria” che non sapeva nemmeno cosa significasse la parola “stampa” sono arrivata a controllare pellicole a mano, in quadricromia e con il lentino, a correggere gli errori e ad ammirare da vicino tutte le fasi di progettazione. Ho visto le vere difficoltà del mestiere, ho aperto file di ogni tipo, soprattutto di tanti, tanti, troppi presunti grafici creativi... gente che, come me, credeva di saper fare il lavoro.
Imparato tutto ciò che potevo sul mondo della stampa, mi sono data alla vera creatività. Ma attenzione, essere un grafico creativo non significa inventarsi la composizione fantastica, quella sanno farla in molti. Essere Veri grafici significa saper progettare la composizione fantastica in modo che sia realizzabile fisicamente. Sapere come si vede un colore sul monitor e come verrà stampato, sapere le dimensioni minime che può avere una linea per non scomparire sul foglio e così via.
Ho imparato che in tanti si dicono professionisti, ma in pochi lo sono davvero e, soprattutto, che piuttosto che fare male una cosa è meglio non farla.
Nell’ultima settimana ho sentito diverse persone riempirsi la bocca con la parola “professionalità”. Io non sono nessuno per giudicare, i risultati si vedono dai fatti. Come grafica so di essere brava. Lo affermo con sicurezza a fronte di tutti gli anni di esperienza accumulati. Non sono e probabilmente non sarò mai la migliore, così come non riuscirò mai a imparare tutto. È un work in progress. Ogni tanto apprendo dai tutorial su Youtube... c’è sempre da imparare e sempre si può migliorarsi.
Poi la gente può dire, o scrivere, ciò che vuole, l’importante è come noi ci sentiamo dentro.
Ps. Ho iniziato un nuovo libro, una cosa completamente inaspettata. Chi vivrà vedrà.
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