domenica 29 dicembre 2013

Essere liberi

Il vostro superiore, al lavoro, vi ha mai redarguito per un compito svolto male, anche se non era colpa vostra? Vi è mai capitato di pensare insistentemente a una persona senza il coraggio di farvi avanti? Vi piacerebbe mandare a quel paese un conoscente invece di subire passivamente le sue insulse chiacchiere?
Se la risposta è sì a tutte e tre, siete come me. Mi sono trovata in queste situazioni più volte e, dopo aver ceduto ai “soprusi”, me la sono presa con me stessa per la mancanza di forza di volontà. Il modo per uscire da queste circostanze esiste e implica avere fiducia in sé stessi, vivere il “qui e ora” senza esitazioni... e quindi senza rimorsi successivi. Spesso lo dimentichiamo.
Me l’ha ricordato un bellissimo film che ho visto ben due volte al cinema questa settimana: I sogni segreti di Walter Mitty. Diretto e interpretato da Ben Stiller, il film parla di un uomo medio che, trovandosi nelle situazioni sopra elencate, decide di fuggire in un mondo immaginario anziché affrontare la realtà. Problematiche lavorative, tuttavia, lo obbligheranno a uscire dal suo comodo “guscio” per affrontare la vita vera, e avventurosa, che lo riserva.
Un film che parla di libertà, soprattutto psicologica: liberarsi dalle catene mentali che ci siamo autoimposti, cogliere l’attimo e vivere il presente in ogni secondo.
Dovremmo ricordarcene sempre, in tutte le circostanze.


martedì 24 dicembre 2013

La fame del Natale

Quest’anno è particolare e, probabilmente, più triste del solito... almeno dovrebbe. Mi rendo conto che è presto per dirlo, il meglio del Maniero stregato (ovvero casa dei miei, vedi post precedenti) succede il 25. Ora, nonostante la situazione disastrosa in cui mi trovo, riesco ancora a fare ironia.
Voglio parlare di due argomenti che non hanno nulla a che fare ma che ben si sposano nel titolo del post.
Il primo argomento segue il discorso di ieri: autori self. Il secondo ha a che fare con gli uomini, quelli con la u minuscola.
Autori self e fame, nel senso che fanno la fame. Vero, falso, forse? Ho ascoltato recentemente una radio-intervista a un’autrice self abbastanza nota che pubblica periodicamente nuovi libri su Amazon. In questa lunga trasmissione si parlava del vero scopo per cui una persona decide di auto-pubblicarsi e, da quello che è emerso, sembrava fosse per piacere personale, per condividere l’esperienza con i lettori, cosa che l’editoria tradizionale non permette, e mai, dico MAI per il guadagno... perché si sa, un self guadagna poco o niente, se riesce a pagarsi una pizza a Natale è tanto.
Mentre ascoltavo sono rimasta allibita. Diciamocelo, si inizia a scrivere per passione, è così nel 99% dei casi. Ci si cimenta nel bellissimo universo della parola scritta con tanti dubbi e curiosità. Poi, quando l’opera è stata partorita, il cervellino inizia a girare e le speranze a emergere: “E se provassi a mandare il libro a una casa editrice?” “E se diventassi famoso?” “E se il mio figaccione fosse meglio di Edward Cullen?” Da quel punto le strade diventano molte e il prode scrittore novello decide che farne del suo lavoro.
La domanda che emerge su tutte è: perché si decide di pubblicare? Ammetto che alcuni lo facciano davvero solo per passione, per capire cosa ne pensino i lettori del frutto di tante notti insonni, ma c’è di più.
Il vero self, quello che oltre a scrivere si promuove dalla A alla Z, vuole vendere. Punto. Scrive per passione, altrimenti sfrutterebbe meglio il proprio tempo libero, tuttavia desidera vedere i frutti del suo lavoro. Una come me, che ha scritto quattro libri e ora è impegnata sul quinto, non vuole fare la fame a Natale e non si accontenta di una pizza. Scrivere è il mio lavoro e mi piacerebbe vendere abbastanza da mantenermi.
Chi scrive seriamente, self o meno, deve poter percepire un guadagno tale da riuscire a campare. In questo frangente non sindaco sulla qualità dei libri, do per scontato che chi ambisce a tanto sia il primo a fare in modo di creare un prodotto di qualità, qui si parla di pure aspirazioni.
Conosco autori che sfogano la frustrazione familiare scrivendo la sera, dopo altri impieghi, e autori che passano dodici ore al giorno tra scrittura, promozione, editing. Trovo sbagliato far credere che i self siano tutti scrittori improvvisati senza effettive necessità (perché tanto hanno un altro lavoro alle spalle), questa è una visione distorta ed è giusto dirlo pubblicamente: essere scrittori indipendenti equivale ad avere un lavoro vero.
A Natale niente pizza comprata con gli spiccioli, ma un lauto pranzo... promuoversi fa consumare energie!
Restando sulle energie consumate, passo al secondo tema: uomini, o presunti tali. Ma io dico... dove siete Uomini? Che fine avete fatto? Da quando in TV non trasmettono più lo spot della Denim, (per l’uomo che non deve chiedere mai), i veri maschi sono scomparsi.
Care signore, per Natale dovrete accontentarvi di due modelli: l’eterno timido indeciso e l’arrapato cronico impotente. Nel primo caso vi avverto che invecchierete prima che l’esemplare in questione si decida a prendervi per mano; nel secondo vi riempirà la testa di false speranze riguardo alla sua prestanza fisica e, se mai arriverete al momento clou, vi deluderà.
La seconda fame di questo Natale 2013 la dedico quindi ai signori uomini appartenenti alle due categorie sopracitate... più esattamente in questo senso: ragazzi, rassegnatevi a fare la fame, noi abbiamo già la Nutella, non ci serve altro.
Conclusa questa paranoia notturna, che siate autori self o uomini - o peggio ancora autori self uomini – vi auguro BUON NATALE! E spero non mangerete pizza a pranzo.

Ps. Io adoro la pizza e la mangerei anche a Natale! Magari per cena! ;)

lunedì 23 dicembre 2013

Il Natale del plagio

Caro Babbo Natale,
anche quest’anno il giorno si sta avvicinando e io avrei una lunghissima lista di cose da chiederti. Potrei fare un elenco di oggetti fisici come cellulare, lavatrice, divano etc., oppure di richieste affettive, ma preferisco chiedere qualcosa di più particolare.
Nel 2013 sono stata brava, professionalmente parlando. Mi sono impegnata tanto per promuovere oltre ai miei libri, le opere di tanti autori self, persone meritevoli che hanno deciso di diventare scrittori senza casa editrice alle spalle. A gennaio, quando assieme a due care amiche ho fondato la mia associazione culturale, nessuno aveva pensato a una cosa simile alla nostra, ovvero creare una selezione dei libri indipendenti di valore. Adesso, caro Babbo Natale, stanno spuntando come funghi gruppi similari ma fatti male, gruppi che invece di servire allo scopo, venire incontro alle esigenze dei lettori e, al contempo, promuovere gli autori, creano l’effetto opposto: fanno di tutta l’erba un fascio con poca professionalità e il puro intento di guadagnare.
Potrei farti una lunga lista di questi gruppi, dirti come sia chiaro il loro intento e di come gli autori non se ne rendano conto. Potrei darti un elenco di pagine Facebook e di trailer con presentazioni orripilanti. Purtroppo non posso, da questo punto di vista ho le mani legate... ma tu sei sopra di tutto e vedi ogni cosa, quindi conosci già i loro nomi.
Mentre io ho cercato di fare tutto alla luce del sole, investendo tempo, fatica e risorse personali, questi sono gruppi non meglio definiti. Non fanno altro che portare la figura del self sempre più in basso, senza alcuna tutela. Caro Babbo, questo non mi piace. Bisogna valorizzare questi autori, non fargli perdere un’identità in mezzo a mille gruppi fittizi legalmente non riconosciuti. Purtroppo tanti non se ne accorgono, non capiscono che per un briciolo di visibilità in più il loro nome viene associato ad altre opere di scarsa qualità, ottenendo infine l’effetto opposto.
Ecco. Caro Babbo Natale, io vorrei che il 2014 non fosse un anno del plagio, vorrei che nascessero associazioni, cooperative o attività commerciali con il VERO scopo di aiutare gli autori self e non gruppi non definiti e arrancati che lavorano con competenze nulle. Lo so, è una richiesta grossa visto che siamo in Italia, visto che l’imbroglio o il “guadagno facile” è insito nelle nostre menti... ma ci provo comunque. E se proprio fermare questi individui non è possibile, allora ti prego, metti un po’ di sale in zucca a chi li segue!

domenica 15 dicembre 2013

Deliri notturni: voglio superare quel confine

Ore 04.10. Sono ancora sveglia dopo aver guardato tre diversi telefilm, i finali di stagione di alcune serie che seguo. Eh già, tra poco è Natale, tra poco finirà questo 2013. Ultimamente non riesco mai a prendere sonno prima delle 3 di notte. Ci ho provato, giuro. L’altra sera a mezzanotte ero a letto... e per le due ore successive mi sono rigirata tra le coperte. È un periodo strano questo, un momento in cui mi sento inerme e faccio di tutto per mantenere la situazione sotto controllo. Aspettare le ore piccole, ogni sera, mi dà l’impressione di poter dominare la mia vita, credo.
Troppi progetti iniziati, troppi problemi, troppi litigi. Tutto si è accavallato in un trantran dispotico che non mi lascia respiro. È una situazione strana, non si tratta di mancanza effettiva di tempo, più che altro è stress psicologico: la costante sensazione che da un momento all’altro tutto crollerà... il mondo mi precipiterà addosso e nessuno si prenderà la briga di impedirlo.
Nella vita le parole contano molto poco. Servono fatti concreti, atti pratici. Io e il mio mondo siamo qui, in bilico, ad aspettare le 3 di notte. Anzi, ormai potrei dire le 5.
Se non altro la veglia porta creatività. Le idee prendono forma nel buio, fluttuano come densa nebbia e si condensano al mio fianco. A volte sono tanto tangibili da farmi credere di aver superato il confine tra reale e irreale. Ma è questo il bello degli artisti, no? Quel briciolo di follia che rende l’ordinario eccezionale.
Una cosa è certa: non mi stupirei se i miei deliri prendessero forma concreta.


Varcherei quella soglia senza voltarmi indietro.

martedì 3 dicembre 2013

Nero Assoluto - brano

Il cielo soleggiato del mattino divenne plumbeo. Sofia alzò gli occhi al campanile che svettava nella foschia come un’ombra lugubre. In quel luogo tutto ebbe inizio, e i sentimenti che le procurava erano molto complessi. Nella sua testa lottavano pensieri passati e presenti, emozioni che non poteva più controllare. Amore e odio si alternavano in una danza serrata, lasciando spazio a un’unica verità impellente: paura. Più le ore passavano, più il panico la tormentava, quasi quegli otto secoli non fossero minimamente pesati.
Inforcò gli occhiali da sole e coprì la bocca con il foulard di seta che le circondava il collo. Il suo passo si fece più veloce; scivolò tra i passanti come uno spirito invisibile, schivando con grazia le anziane signore che arrancavano uscendo dalla funzione religiosa. Voleva andare a casa, nell’unico luogo vagamente familiare per lei. Aveva rimesso piede in quella vecchia villa a due piani da un paio di mesi, dopo essere mancata per oltre un anno. I vicini in quella zona non facevano domande, osservavano da lontano e, se per caso diventavano improvvisamente curiosi, era facile tenerli a bada. Ma non erano di certo i vicini a preoccuparla, sapeva perfettamente chi l’aspettava oltre l’uscio. Dargo diventava ogni giorno più tangibile e il momento che pareva così distante stava per giungere.
Passato ponte San Francesco, s’infilò in un vicolo laterale, al riparo da sguardi indiscreti. La pavimentazione da asfaltata si trasformò in un ciottolato, sassi irregolari che le impedivano di mantenere il ritmo con i tacchi che portava. Imprecò tra sé e sé e proseguì imponendosi il silenzio.
“Cosa sei disposta a fare per me?”
Quel pensiero emerse di colpo: la frase che l’aveva condannata.
“Che cosa vuoi ancora?”
“La tua anima. Sì, mi prenderò la tua anima, sarà mia per sempre. Me lo devi.”

Nero Assoluto

Acquista subito l'ebook, clicca qui.