mercoledì 25 febbraio 2015

Il male del secolo

Il male del secolo non è il cancro, ma sono i social network. Qualunque diavoleria tecnologica ci permetta di chattare ed essere al centro dell’attenzione. Probabilmente anche questo blog.
Lo dico dal punto di vista degli utilizzatori ovviamente. Uso Facebook, Twitter, Pinterest, Instagram, Google+, WhatsApp e pure qualche altra piattaforma. La prima cosa che faccio al mattino, quando suona la sveglia, è controllare Facebook ed e-mail, messaggi e tag. Lo ammetto: faccio parte del sistema e sono malata anch’io. Ma ci sono dei limiti, confini dettati dal buongusto e dall’educazione. Soprattutto dal rispetto per gli altri. Come disse Martin Luther King, “la mia libertà finisce dove comincia la vostra”.
Sembra, però, che in pochi capiscano questo concetto. Forse è troppo complesso, o forse le onde elettromagnetiche dei cellulari hanno iniziato già a fondere cervelli.
Questo pomeriggio mi sono concessa un cinema. Era da un po’ che non ci andavo e, prima che venisse tolto dalle sale, ci tenevo a guardare Jupiter. Se posso, scelgo il mercoledì per pagare meno. Ahimè, amo il cinema ma i prezzi stanno diventando proibitivi.
Nella sala c’erano solo tre persone e io mi pregustavo già l’eccellente visione... perlomeno fino a quando non sono arrivate due ragazzine intorno ai vent’anni, ovviamente in ritardo, e ovviamente sedute accanto a me nonostante la sala vuota. Sono riuscite a trattenersi mezz’ora ma, già prima che finisse il primo tempo, hanno acceso un cellulare per controllare i vari messaggi.
Lo odio. Sul serio: detesto profondamente chi usa il cellulare in sala, accecando gli altri.
Ho sopportato e, per fortuna, dopo un paio di minuti l’hanno spento. Al mio “alleluia” sussurrato tra i denti, si sono anche contrariate. Durante la pausa sono uscite e rientrate solo dopo che il film era ricominciato (ma va?). Terminati i popcorn, hanno ripreso a chattare sul malefico congegno.
Ho chiesto cortesemente di spegnerlo, e mi hanno guardato male. Ho detto loro di uscire se volevano usare il cellulare, e mi hanno ignorato. Mi sono alzata e avvicinata, intimando di mettere via quei cosi... niente. Ridacchiavano di me, replicando che “se mi dava fastidio, potevo spostarmi”.
Il film mi piaceva, per cui non mi andava di cercare un addetto e perdere quindici minuti. Avrei voluto semplicemente sopprimerle (e non scherzo), ma a Treviso è ancora illegale. Per cui mi sono limitata a camminare sopra a borse e piedi di entrambe e, con molta classe, rovesciare loro in testa i residui di popcorn. Ho concluso il film in ultima fila, soffocando l’istinto assassino, e sono tornata a casa (loro hanno usato il cellulare per il resto del film, a una è addirittura suonato in sala ed è uscita per rispondere. Le ho riviste poi fuori dal cinema, intente a fumare e chattare ancora).
Se fossi stata al loro posto (cosa molto improbabile), davanti alla prima lamentela mi sarei vergognata e avrei chiesto scusa. Sono stata educata così. Anzi, è più corretto dire che “io sono stata educata”.
Credo che questa piccola esperienza dica molto sia sulla droga che stanno diventando i social network - tanto da pagare un biglietto per poi chattare sul cellulare -, sia sull’educazione della nuova generazione.
Mi porta a riflettere. Sono davvero così fondamentali questi contatti? Di più rispetto a godersi un film con un’amica? È più importante vivere il momento e una bella compagnia o postarlo su Facebook?
Ripeto, uso i social e, in parte, sono anch’io una drogata, ma quello che vedo in giro mi preoccupa. Forse sarà l’età o la zitellaggine che mi inacidisce, eppure non tollero certi comportamenti.
Voi che ne pensate?

lunedì 23 febbraio 2015

Scienza e streghe

Parliamoci chiaro, io amo la scienza. Intendo la scienza come attività che analizza la realtà e i fenomeni che ci circondano per darne un senso in base a criteri ben definiti o all’esperienza diretta. Grazie a famosi scienziati la razza umana ha progredito. Basti pensare all’invenzione del microscopio o del telescopio, la vaccinazione, l’anestesia, i raggi X e tantissimo altro. Ogni giorno ci alziamo e possiamo godere di questa esistenza “comoda” grazie agli scienziati che l’hanno reso possibile. Mentre una volta l’aspettativa della nostra vita era di trenta o quarant’anni, adesso arriviamo tranquillamente a ottanta o più. Qualcuno potrebbe obiettare che, rispetto a un tempo, sono apparse molte nuove malattie. Ma i risultati ottenuti sono innegabili.
Chi legge da tempo il mio blog sa che le mie credenze personali e spirituali sono particolari (anche se per me sono del tutto normali), e io sono convinta che la scienza e questo modo di pensare possano non solo convivere pacificamente, ma anche supportarsi. 
Ho appena visto un video ottuso che definisce “malati mentali” tutti quelli che credono in tecniche non ortodosse o nella cura attraverso medicine omeopatiche. In pratica, secondo loro, tutto ciò che non è effettivamente dimostrabile con base scientifica, è da considerarsi una gran cavolata.
La canzoncina in rima orecchiabile, il buon montaggio con cartoni animati, il bel concetto finale... ed ecco quasi 75.000 mi piace su Youtube e oltre tre milioni di visite. Il video definisce “vacue stronzate” credenze come la forza della preghiera, l’aldilà, l’aura o i sensitivi. Dice chiaramente che chi afferma di leggere l’aura, le foglie del tè, i meridiani o credere nell’astrologia è o un “malato mentale” o un “bugiardo”, e lo stesso vale per chi è convinto di conoscere il volere di Dio. Biasima chiunque creda di avere poteri energetici e chiama “stronzi fottuti” i medium, considerandoli bugiardi in cerca di soldi facili. In pratica, fa di tutta l’erba un fascio, accomunando tecniche, esperienze e studi a banali truffatori. Dice che i sensitivi non esistono e che nemmeno un bambino di due anni può crederci, paragonando questa categoria a Babbo Natale. Poi passa a insultare le ricerche sulla memoria dell’acqua.
Il concetto di base che il video vuole trasmettere è: tu dimostrami che questa cosa esiste (attraverso la scienza) e allora ci crederò... ma intanto ti considererò un coglione. Continua poi a ribadire che la magia non esiste e che ogni mistero deve, prima o poi, essere spiegato dalla scienza.
Il video lascia il tempo che trova ed è facilmente discutibile, quello che invece mi preoccupa è che troppe, troppe persone danno credito a questi concetti senza prima accendere il cervello.
Esistono tecniche che, pur non essendo ancora scientificamente e legalmente riconosciute, vengono praticate con grande efficacia, anche da medici. Spesso hanno più effetto le cure che agiscono sulla psiche, attraverso le “credenze”, che i farmaci. A questo proposito, come cataloghiamo la psicologia?
Il mondo, come dice il video, è pieno di misteri e noi, esseri ignoranti, non siamo ancora in grado di capirli... ma un giorno lo saremo.
Nel medioevo bruciavano le streghe perché usare le erbe per curarsi era considerato atto del demonio. Qualche centinaio di anni più tardi la scienza ne ha dimostrato l’efficacia. Non è forse la stessa cosa che succede ora? Non è forse un ciclo che si ripete ogni secolo?
Io uso quotidianamente l’energia quantica e, nel mio piccolo, ho delle prove concrete dell’efficacia di questa tecnica. Non sono fatti dimostrabili scientificamente e, alla stregua di una strega, molti mi condannerebbero. Ma il fatto che la scienza non sia oggi ancora in grado di dimostrare l’esistenza di determinate "realtà", non mi rende una malata mentale o una bugiarda.
Esistono truffatori che si approfittano della fede altrui per guadagnare, ma altresì esistono persone che integrano nella loro vita moderna riti, credenze e tecniche che gli scettici definirebbero “vacue stronzate”. Eppure queste persone vivono benissimo e, invece di prendere un Oki, riescono a curarsi il mal di testa con un’onda energetica, come spesso capita a me. Che sia autoconvinzione, magia o un fenomeno energetico ancora non spiegato dalla scienza, funziona. Allora, perché mai devo essere insultata se le mie credenze possono evitarmi di ingerire una porcheria chimica?
Non sto dicendo che le medicine non vadano bene, attenzione. Se dovessi averne necessità, sarei la prima a prendere un antibiotico ma, se posso evitare di assumere cose inutili usando tecniche alternative, perché non farlo? 
Anni fa consumavo una confezione di Aulin ogni due mesi. Prendevo antidolorifici come caramelle. Ora, se ho un lieve dolore, ricorro a una delle tecniche apprese in svariati corsi. A volte funziona nel giro di pochi secondi, a volte quel dolore mi porta a pensare, perché, a mio avviso, il dolore e la malattia sono solo il sintomo di un disturbo più profondo... che ha sede nell’anima, quella che il video definisce come “vacua stronzata”. 
Probabilmente prima di dare per buono, in nome della scienza, un video orecchiabile, bisognerebbe accendere il cervello, rendersi conto che non tutto è merda e truffa, che non tutto quello che la scienza non ha ancora avuto modo di dimostrare non esiste... E ricordare che i più grandi scienziati sono stati considerati folli ed eretici, perseguitati e oltraggiati! Beh, c’è da riflettere.

"Ogni uomo è una creatura dell'epoca in cui vive; solo pochi sono in grado di elevarsi al di sopra delle idee del loro tempo".  Voltaire

L'immagine appartiene al video citato sopra: "Tim Minchin's Storm the Animated Movie" by Tim Minchin @timminchin

martedì 10 febbraio 2015

Editoria e tendenza: come trasformare la cacca in oro

Premetto che in questo articolo non ci sono leggi universali, ma semplici osservazioni dal mio personale punto di vista.
Scrivo da ormai oltre quattro anni, ho pubblicato come autrice indipendente cinque libri e diversi racconti, sono membro attivo di un’associazione a favore degli autoprodotti e, diciamolo, di libri self ne ho letti a centinaia. Credo di aver maturato una sufficiente esperienza per poter dire cosa è scritto bene e cosa fa schifo, esperienza che deriva soprattutto dai miei sbagli: recensioni negative, critiche pesanti e autocritica.
Ho iniziato a pubblicare facendo gli errori della dilettante: niente editing, niente beta reader, poca obiettività. Ho sbagliato, ho preso bastonate e poi mi sono rialzata, più forte di prima. Ho revisionato, studiato, imparato... ho faticato per raggiungere l’attuale livello e so di non essere “arrivata”. Leggo i miei testi con feroce scrupolosità e non faccio uscire più nulla senza un’attenta revisione. Poi, dopo un anno che sono pubblicati, provo l’istintivo desiderio (che cerco di reprimere per non trovarmi in un circolo vizioso) di controllarli ancora. Questo è per me il self. Che sia un racconto di dieci pagine o un libro da cinquecento, l’attenzione è la stessa.
Da sempre, la differenza tra editoria e selfpublishing è stata la qualità: se hai una CE alle spalle, il tuo testo è curato, altrimenti no. Ho ricevuto pochi giorni fa una recensione che metteva in risalto proprio questo concetto; diceva che io, nonostante sia self, ho scritto un libro privo di errori ortografici o grammaticali. Insomma, self è ancora sinonimo di poca qualità. E come dare torto ai lettori? Alcuni libri autopubblicati dovrebbero essere semplicemente buttati al macero. Non è cattiveria ma realtà. Tuttavia questo articolo non vuole sindacare la qualità o meno del mondo self, bensì parlare della “vera” editoria, di quella che dovrebbe essere “roba buona”.
A fine 2014, mossa più da una curiosità che da un reale desiderio di pubblicazione, mi sono rivolta al servizio online di libro/mania. Sul sito ci si può iscrivere e presentare i propri libri, anche già editi. Questi, a loro detta, vengono analizzati da revisori esperti e, se validi, pubblicati. È una Casa Editrice nata dalla partnership di De Agostini Libri con Newton Compton Editori, nomi che dovrebbero trasmettere professionalità.
Ho inviato Nero Assoluto - parte prima, specificando che l’opera è già stata pubblicata ancora nel 2013. Dopo quasi due mesi, pochi giorni fa, mi è arrivata la risposta: due righe in croce senza alcun riferimento, senza firma e senza possibilità di contatto. Le cito:

"Gentile autrice, La ringraziamo, ma la sua proposta non è stata ritenuta idonea. La storia ha un suo interesse, ma la lingua è acerba. Consigliamo di lasciar sedimentare il testo e di non farsi prendere dall'ansia della pubblicazione e di rivedere le frasi, gli aggettivi, i dialoghi e renderli più controllati, misurati e verosimili."

Premesso che, come scritto sopra, erano al corrente della pubblicazione dell’opera – e già qui mi viene da chiedermi: ma hanno letto le mie note? – questa valutazione mi ha lasciato a dir poco basita. 
Inutile sprecare righe e righe per spiegare l’impegno che c’è stato dietro a Nero Assoluto, gli anni di ricerche, i ripetuti controlli e, infine, dopo tanta fatica, le recensioni positive.
Passato l’attimo di sconforto, mi è uscita spontanea una domanda: se il mio libro è tanto acerbo, come sono gli altri di questa casa editrice? Poi, mentre mi rigiravo nel letto, si è accesa una lampadina: perché non verificare subito? Libro/mania ha a disposizione un ampio catalogo online, acquistabile su Amazon in formato e-book. Ammetto di non aver mai letto nessuno dei loro autori, pertanto ho iniziato la verifica aperta a ogni possibilità.
Ho preso in esame i campioni gratuiti di parecchi titoli e ne voglio condividere qualcuno. Citerò dei pezzi senza dire nome e titolo. Non avendo letto per intero i testi, non mi permetterei mai di giudicare la storia. I commenti li lascio alla fine.
Per iniziare, su tutti i romanzi si può notare l’orribile vizio di non eliminare il rientro dalla prima riga del capitolo, cosa che, a tutti gli effetti, può essere considerata un errore. 
Attenzione: riporto esattamente come scritto sul libro. Sottolineo le ripetizioni e i refusi, i miei commenti tra parentesi quadre.

Primo brano, sezione sentimenti.

Erika aprì gli occhi.
Davanti a lei il volto incredulo e commosso di sua madre.
La osservò per un momento, senza comprendere bene dove si trovasse e cosa stesse accadendo.
Poi, lentamente, il suo sguardo cominciò a vagare.
L’ambiente intorno a lei era asettico, la luce forte e accecante. I rumori ancora frastornanti. La voce di Clara, sua madre, sembrava provenire da molto lontano.
Per un attimo chiuse le palpebre, poi le aprì nuovamente.
Clara, con il volto rigato dalle lacrime, continuava a ripeterle il suo nome.
La vide premere un pulsante accanto al letto.
[Non capisco per quale ragione dopo ogni singola frase si vada a capo.]

Poco dopo arrivò uno donna vestita di bianco che la guardò con aria stupita. Le si avvicinò, la osservò attentamente, poi disse alla donna, con una voce che sembrava provenire dall’interno di un tubo d’acciaio: “Vado a chiamare un medico!” e se ne andò di corsa [ridondante].

Svariate altre ripetizioni sono presenti nelle poche pagine del capitolo 1, così come troppe frasi che finiscono con i puntini di sospensione.
Dal capitolo 2 inizia quella che ho appuntato come “la sagra del punto esclamativo”. Praticamente è presente in ogni singola frase dei dialoghi diretti. Ne conto dodici in due pagine (dimensione cellulare). Le altre frasi finiscono in punti di domanda o puntini di sospensione.

Questo libro, da quel poco che ho letto, non solo presenta dialoghi a mio avviso superficiali e superflui, ma è anche privo di editing. Avrebbe sicuramente bisogno di essere revisionato da un professionista.

Secondo brano, sezione sentimenti.

Nel secondo libro esaminato, l’autore o, più probabilmente, l’editor, non ha idea di come si leghi un dialogo diretto alla frase successiva o al dialogo successivo. Cito alcuni esempi:

“Nonna, siamo arrivati!” e il trio scatenato di nipoti si precipitò tra le braccia della cara signora che aveva spiato il loro arrivo tra le tendine ricamate della finestra.

“Ma come vi siete fatti grandi! Mamma mia! Quasi quasi non vi riconosco più... Siete diventati ancora più belli di quest’estate!”, e, soffocata da tre paia di braccia, non riusciva a sentire neanche il coro delle giustificazioni: “Il pullman ha fatto ritardo perché c’era un traffico incredibile... Il mio cellulare è scarico e il caricabatterie in valigia... E comunque non c’era campo perché il tragitto era pieno di gallerie...”

“Ma guarda un po’ questa signorina! Come ti sei fatta alta! Mi hai superato...” e il disappunto lasciava il posto a un sorriso carico di compiacimento.

Ci tengo a sottolineare che tutte queste frasi sono presenti nella stessa pagina, rendendo il pezzo pesante e ripetitivo.

Terzo brano, sezione gialli e thriller.

Dalla finestra del suo ufficio Luca Del Conte poteva osservare il traffico sostenuto su corso Francia, lasciò che lo sguardo si fissasse sulle auto. Era solo. [Sarebbe d’obbligo il punto e virgola dopo “Francia”, se non il punto secco! Ed è la prima riga del libro.]

Luca si spostò nella stanza a fianco; [qui, invece, era meglio una “e” di congiunzione] adocchiò subito il foglietto azzurro infilato sotto il telefono.

La scarna precisione di Donatella divertì Luca distraendolo per un attimo dal contenuto del messaggio.
L’efficienza e il senso critico erano le qualità che più apprezzava nella sua assistente, quella parola tra parentesi gli diede da pensare. [Ma se la frase prima parla di “scarna precisione”, perché di colpo diventa efficiente?]

so gli ultimi tre mesi della mia... [Qui manca proprio un pezzo, non si sa quanto lungo, a inizio paragrafo.]

Anche in questo caso, gli errori e le sviste si presentano fin dalla prima pagina, rivelando una pessima cura per forma ed editing.
Ho esaminato anche altri testi, tutti sullo stesso livello. Ammetto, però, di averne trovato un paio scritti decisamente meglio.
Dopo questa ricerca, mi vengono spontanee delle osservazioni sulla CE che, ricordo, ha due grossi nomi alle spalle.
Prima di tutto l’editing è un’opzione, così come la qualità dei testi di base. Il revisore di Nero Assoluto ha detto che il libro presenta un linguaggio acerbo. Magari è vero, ma questi testi lo sono infinitamente di più.
Credo di aver compreso che il lavoro di revisione è minimo, se non inesistente (e stendiamo un velo pietoso sulle grafiche di copertina!): se un testo è già buono, resta tale; se, invece, presenta errori, questi non vengono corretti.
Tutto ciò mi consola, se devo essere sincera. Prendo le critiche molto seriamente e, anche se il dubbio che il mio testo non fosse nemmeno stato letto c’era, ho sempre una base di ansia. So che miglioro progressivamente e so anche che non ho ancora raggiunto il vertice del mio stile, proprio per questa ragione ci tengo alle opinioni altrui. Io e la mia editor passiamo ore al telefono per discutere anche di una singola frase... ed è questo che ogni scrittore dovrebbe fare: cercare di migliorare sempre.
Non nego che Nero Assoluto possa essere affinato, tuttora, rileggendolo, trovo delle imperfezioni, ma definirlo acerbo è un’esagerazione, soprattutto vista la qualità generale dei testi proposti dalla medesima CE.
Ovvio, se pubblicassero solo libri all’altezza di Umberto Eco, non avrei fatto una piega... ma un punto esclamativo per ogni frase? Eh no!

Da questa esperienza nascono molte riflessioni sul mondo dell’editoria. La prima è sicuramente che mandare un testo a una CE senza un agente o senza un “Santo” è inutile o quasi. Raramente vengono letti, rarissimamente letti per intero. Le frasi di rifiuto sono preconfezionate e, più che la qualità, viene considerata la vendibilità. Dopotutto una CE è un’azienda che deve guadagnare, non dobbiamo dimenticarlo.
Bisogna anche riflettere su un altro fattore: in questo periodo la cacca vende benissimo. Allora perché proporre testi di spessore? Trasformiamo la cacca in oro! Basta un marketing mirato per tramutare un libro spazzatura nel nuovo best-seller. Siamo un popolo di pecore dopotutto... seguiamo il gregge. Ci ergiamo a intellettuali liberi, ma poi compriamo “50 sfumature di grigio” per fare gli alternativi. Oh, non fraintendete, non è mica un crimine! È solo una scelta. Perché quello che ci resta è unicamente la possibilità di scegliere per noi stessi, anche se il mondo cerca sempre di imporci ciò che desidera.
La magnifica azienda che è l’editoria ha il dono e il potere di tramutare la cacca in oro. E la gente gli corre dietro.
Non importa se un racconto è privo di spessore e se l’unica cosa che narra è una trombata: vende. Questo è sufficiente per parlare dell’autore come fosse il nuovo Calvino.
Ed ecco che un testo buono e originale diventa di colpo “acerbo”.
Mi chiedo quando il gregge smetterà di leggere porno e passerà a una nuova moda. Per il momento seguo l’onda e ci guadagno pure io sopra! Le cover erotiche vendono da Dio! Non me ne vogliano le autrici per questo articolo...

Ps. La foto è di un'opera famosa di Piero Manzoni, penso si adatti perfettamente all'articolo.

domenica 8 febbraio 2015

Basta agli uomini inutili!

Donne!
Siete stanche degli uomini inutili? Siete stanche di dover sempre scendere a compromessi? Vorreste essere corteggiate da un bel figaccione tenebroso alla "50 sfumature di grigio"... ma avere sempre l’ultima parola?
Da oggi è possibile! Dite basta ai flaccidi omuncoli che albergano sul vostro divano. Fatela finita con i taccagni che non vi pagano nemmeno una cena! Smettete di frequentare imbecilli per cui siete solo una seconda scelta!
Tutto ciò che desiderate è a portata di clic, e al modico prezzo di 99 centesimi... vi basterà incontrare la Contessa! Però, ricordate: “Sai chi sei quando entri ma non quando esci.”

COMPOSIZIONE:
Principio attivo: humor.
2 gr di audacia, 3 gr di magia, 10 gr di sensualità, 1 gr di eros, 2 gr di consapevolezza. Eccipienti: pazzia.

FORMA FARMACEUTICA:
Comodo e pratico e-book Kindle.

INDICAZIONI:
Se avete avuto una giornata grigia. Se siete stanche degli uomini inutili. Se amate la magia. Se avete un debole per gli aitanti personaggi dei libri. Se vi piace avere sempre l’ultima parola. Se amate voi stesse.

CONTROINDICAZIONI:
Alta presenza di fighi! Assumere moderatamente.

AVVERTENZE:
Può causare dipendenza.

INTERAZIONI:
Completamente interattivo: questo è un e-book game, significa che alla fine di ogni scena potrete decidere come continuare la storia.

SOVRADOSAGGIO:
In caso di sovradosaggio, consigliamo caldamente di regalare l’articolo a una o più amiche.

ATTENZIONE:
Be’, ragazze, preparatevi, perché le protagoniste di questo esilarante racconto siete proprio voi!