venerdì 21 aprile 2017

Forse dovresti pensare a te


In tanti credono che le emozioni non compromettano il fisico, come se le malattie, di qualunque genere, non siano strettamente collegate a testa e anima. Oh, quanto sbagliano. Tutto inizia dalla sfera emotiva e scende, si cristallizza, si cementifica fino a diventare un pensiero concreto e ricorrente, per poi trasformarsi in un disturbo fisico.
Sono le piccole cose alle volte a causarci dolore. Ho mal di stomaco, ho la nausea, ho avuto un giramento di testa... E subito partono le scuse: è colpa della tosse, ho il ciclo, mi sono sforzata troppo in palestra. Non importa se pochi giorni prima hai chiuso i rapporti con una persona a cui tenevi per un motivo che ti ha ferito o se non riesci a focalizzarti sulla tua vita perché sei troppo invischiata in altri problemi familiari, l’importante è trovare una ragione plausibile e dimostrabile. Perché ciò che non conosciamo, ciò che non possiamo toccare con mano e misurare, ci spaventa.
Hai l’influenza, il mal di gola, respiri a fatica e tossisci, quindi hai preso freddo. Certo che hai preso freddo, ma l’hai preso anche il mese prima e non ti è venuta l’influenza. Perché ora? Non consideri quel brutto litigio, il fatto che avresti voluto piangere e non ci sei riuscita, avresti dovuto dire delle cose ma non hai potuto. Hai solo preso freddo, passerà. Imbottisciti di medicine per alleviare il problema.
Non ti rendi conto che ogni giorno i farmaci non risolvono la malattia bensì mascherano il sintomo. Il corpo si ammala quanto l’anima soffre. Non ti permetti di vivere le emozioni e lui, più intelligente di te, ti obbliga a farlo.
Più grande è la tua malattia, il tuo sintomo, più hai mentito a te stessa.
Forse dovresti iniziare ad amarti davvero. Forse dovresti iniziare a rispettarti e a metterti al primo posto... non a parole, con i fatti.

lunedì 17 aprile 2017

Le donne devono essere vacche gravide

Sembra impossibile da credere nel 2017, ma l’antico concetto patriarcale non è ancora morto: le donne, a un certo punto della loro vita, se non diventano vacche gravide non valgono nulla. Questo pensiero è ancora radicato per una buona fetta di uomini e, ahimè, di donne.
Il binomio “famiglia-felicità” è tuttora ben presente nella mente per questioni culturali e si fa vivo non appena gli ormoni arrivano a un certo punto. Ed ecco che alla soglia dei quarant’anni una donna si trova di fronte a due tipologie di uomo: quello che la vuole se è disposta a farsi ingravidare, perché la famigliola perfetta è lo scopo primario della sua vita – e allora ti viene spontaneo chiederti come mai, se è uno scopo primario, a quant’anni sia ancora single – oppure quello che figli ne ha già ed è già stanco di pagare a loro e alla ex moglie gli alimenti. Esiste anche la categoria “mai e poi mai figli”, ma sono in netta minoranza.
Vediamo i tre casi. Nel primo l’importante non sono le tue esperienze, le tue idee, i tuoi interessi. Basta che tu sia buona, amorevole e, soprattutto, disposta a farti riempire l’utero. Nel secondo, invece, devi corrispondere alla disponibilità in persona. Non devi assomigliare alla sua ex, ovviamente, devi dargli i suoi spazi, comprendere ed essere paziente. Nel terzo... beh, devi essere dannatamente sexy e interessante perché è probabile che lui non si accontenti ma che ami passare da una donna all’altra.
Già sento i commenti sprezzanti: non è vero! Gli uomini non sono tutti così! E vogliamo parlare delle donne, poi? Avete ragione. Gli uomini non sono tutti così, concordo. Esistono ancora persone diverse, e per fortuna. Vi sto solo raccontando alcuni dei casi in cui mi sono imbattuta ultimamente. L’ultimo, per la precisione, era del tipo 1: la famiglia mi renderà felice. Per quelli come lui non è importante vivere il momento, godere della felicità dei piccoli attimi, far crescere il rapporto e, soprattutto, amare. Tutto è finalizzato al risultato successivo. I pargoli urlanti che manterranno alto il nome della sua famiglia quando lui non ci sarà più, sono la priorità. Ed ecco che, ricordando la soglia dei quaranta, tutto deve essere fatto in fretta, rivolto all’obbiettivo. Basta dire un “non credo di volere figli” per essere accantonate per sempre. Perché mai sprecare tempo e risorse in una relazione, felice sì, ma che potrebbe tenere distanti dal risultato agognato?
I figli, cari lettori, non devono essere fatti per amore, come culmine di una vita perfetta insieme. I figli sono una necessità, un dovere, uno strumento. Nel 2017 continuiamo a considerarli tali, a monopolizzarli, a dargli vita per scopi egoistici. E poi ci chiediamo come mai questi figli abbiano così tanti problemi. Per cui veloci veloci, uomini, perché l’orologio biologico ticchetta. Potreste ritrovarvi a cinquant’anni “falliti”, senza prole. Potreste scoprire che la vostra vita non è servita niente. Oh, questo ovviamente non ha nulla a che fare con la vera felicità, con la vostra evoluzione interiore, con la capacità di realizzarvi come esseri umani... assolutamente nulla. Ricordate che potrete sempre dare la colpa alle donne, quelle vacche stupide che non hanno saputo rendervi felici e darvi una famiglia. Perché, come sempre, è più facile incolpare l’esterno. Ma ora siete in tempo! I quaranta non sono ancora giunti e il vostro orologio per fortuna ticchetta ancora. Dai, una rimasta fossilizzata nell’idea patriarcale potete trovarla ancora, una che creda che la felicità sia solo quello. Buona caccia, e tanti figli maschi!

Magari sono solo io a trovare tutto ciò di una tristezza infinita.
Chiuso l’argomento, vi auguro una buona Pasquetta... la mia la passerò a mangiare, bere e dormire, senza uomini che non hanno ancora capito cosa fare delle loro vita e cercano senso nei figli.

mercoledì 12 aprile 2017

Decidere di cambiare

È così facile accontentarsi. Ci si mette l’anima in pace: è così e di più non può essere. Si conservano i sogni, certo, ma diventano, appunto, “sogni”. Ed ecco che ci si adegua ai limiti fisici, ci si arrende a un lavoro non proprio appagante, si crede di non poter pensare in modo differente e si soccombe alle abitudini ostinate.
Ci accontentiamo perché accontentarsi è meglio di niente.
Si finisce per convincersi che non si può avere di più. Oh, e siamo così bravi a farlo. Riusciamo a mettere in fila ragioni chiare e sensate: bisogna diventare adulti, non si può vivere di fantasie, è così da sempre, si tratta di responsabilità. Ci ammaliamo pur di continuare a conservare queste convinzioni.
Per cambiare tutto basterebbe alzarsi un mattino e decidere di voler cambiare. Se non siamo soddisfatti del nostro corpo, se il lavoro ci sta veramente stretto, se abbiamo al nostro fianco un compagno che non riconosciamo più e, soprattutto, se noi non ci riconosciamo.
Prendete lo specchio e guardatevi. Sapete davvero chi siete? Amate quell’immagine o vi dà fastidio? Perdendovi negli occhi del riflesso, vi ritrovate? Se anche solo una di queste risposte è no, forse è arrivato il momento di affrontare le vostre paure e cambiare.
Tutto parte da una piccola ma grande decisione, presa da persone adulte: smetto di cercare scuse e cambio davvero.