In questi giorni ho scoperto che il mio blog viene letto dalle persone più impensate... in effetti è così che dovrebbe essere per un blog pubblico, ma a volte non riesco a farci l’abitudine. Dovrò essere più politically correct. Fatemici pensare un attimo... no. Anche no.
Bene. Chiarito questo punto inizierò a parlarvi di una cosa decisamente non politically correct. Lei si chiama Sylvia e, anche se ancora non lo sa, in futuro sarà l’amante del mio Dargo (
Nero Assoluto). La signorina in questione è un demone della morte e a colazione mangia cuori palpitanti e grondanti sangue, cosa che ammetto affascina sempre. Ma non solo ha gusti culinari all’altezza di chef Ramsay, lei è un po’ il simbolo della donna emancipata: mega villa, harem di uomini uno più figo dell’altro, musicista personale (e se non suona bene può tornare utile come colazione) e uomo sempre disponibile per le sue voglie.
Di cosa parla:
Potrebbe sembrare la classica storia di vampiri centenari, ma non lo è. Non ingannatevi. Qui si parla di Demoni con la D maiuscola. Il giovane Damian pur di non morire dice sì all’affascinante Sylvia, giovane ed eterea creatura tanto bella quanto spietata, e le cede anima e totale devozione. Lei è crudele e dispotica, e questo ci piace molto, al ragazzo un po’ meno. Infatti, quando conosce Sol, l’esatto opposto di Sylvia, si sente immediatamente attratto.
Chi è davvero Damian, perché vede un alone chiaro attorno alle persone? Chi si mangerà Sylvia domani mattina? Le risposte in questo bellissimo urban fantasy che va oltre la morte e oltre l’amore, proiettandovi in un universo alternativo che coesiste con la quotidianità cui siamo abituati.
Perché mi è piaciuto:
Perché adoro i personaggi “cattivi”, ancora di più di quelli buoni. Perché Vittoria è riuscita ad amalgamare elementi vecchi e nuovi, unendo mitologia greca a una Londra moderna e all’avanguardia, senza mai risultare inverosimile. Infine, perché è scritto veramente molto bene.
Come leggerlo:
Sia in versione ebook sia in cartaceo a partire da 2,99 € su Amazon...
Sinossi ufficiale dell’opera:
“Quanto potere può essere racchiuso in due sole parole?”
Quando vivi ogni giorno l’orrore, faresti qualsiasi cosa per sfuggirgli. Così il giovane Damian dice “sì” a Sylvia, una delle creature più potenti che abbiano mai camminato sulla Terra; in cambio dell’immortalità del corpo e del potere di un demonio, le cede la sua anima e la sua devozione. Diventa il favorito della Morte. Quando si accorge di aver commesso un errore poiché Sylvia è dispotica e crudele, è troppo tardi. Si ritrova immerso in un male più profondo di quello da cui è scappato.
Oltre la Morte. Oltre l’Amore. C’è soltanto una cosa in grado di salvarlo. Qualcosa per cui Damian non è ancora pronto. Finché un giorno, dopo decenni, ormai rassegnato a vivere un’esistenza che disprezza accanto a una padrona che odia, incontra una strana ragazza di nome Sol e il suo gruppo di amici. E tutto cambia. E si accorge che niente e nessuno, nel suo mondo, è ciò che appare. Nemmeno la Morte, forse…
Dalla Londra più dark ed eccentrica al luogo più misterioso e inquietante di Parigi, per spezzare una catena secolare di sangue che sembra non avere mai fine, e salvare Sol, Damian dovrà affrontare la sua paura più grande. Un nemico che teme persino più di Sylvia e della dannazione eterna.
“Quanto potere può essere racchiuso in due sole parole? Due singole parole usate e abusate nell’arco della storia dei tempi?”
Scoprilo leggendo “Unchanged”.
Breve estratto:
Si sfilò la seta leggera con un gesto sensuale, appoggiò la pianta del piede sul mio torace, e spinse leggermente per farsi posto, infilandosi tra il mio corpo e il marmo di Carrara della piscina.
Le sue labbra erano all’altezza della mia clavicola, così iniziò da lì. I suoi denti mi stuzzicavano il collo, mentre una delle sue gambe si stringeva al mio fianco.
Le afferrai la vita per permetterle di raggiungere la mia bocca e rubarmi il respiro per un tempo che mi parve infinito, finché si spostò verso il mio orecchio per sussurrarmi: «Il mio demonietto sbadato… cosa devo fare con te?»
Evaporando anche quel soffio d’aria rimasta tra i nostri corpi, la spinsi di più contro il marmo liscio e duro.
«Che vuoi che faccia, io, per farmi perdonare?» Seguivo un copione che avevo già recitato un… troppe volte in troppi decenni.
Lei rispose con una risatina maliziosa, differente da quella che mi faceva accapponare la pelle dalla rabbia. Con le braccia si appoggiò al bordo della vasca, lasciando che le mie labbra scendessero lungo il suo collo, i seni, l’ombelico. Avvertii il suo bacino fremere, mentre mi fermavo più sotto, tra le sue cosce.
Quando le sue dita affondarono nei mie capelli, capii che dovevo tornare su, e allora ripercorsi a ritroso la stessa strada dell’andata. Mi accarezzò di nuovo l’orecchio con voce suadente, e io obbedii. Con il suo corpo stretto al mio, risalii i gradini della piscina e uscii dall’acqua, lasciando al mio passaggio una scia umida sulla creme di Valencia. Ci accomodammo sul futon rosso, sistemato accanto al camino che scoppiettava fiamme voraci, avvampando i nostri fianchi.
Poiché mi aveva fatto posto tra le sue gambe, sopra di lei, la guardai dritto nelle sue iridi verdi dai riflessi del fuoco e le rivolsi un sorriso freddo e compiaciuto; la feci sprofondare di più nel tessuto morbido. Glielo feci sentire tutto, il mio peso. Il peso del corpo e dell’anima.
Sylvia affondò le dita nei miei glutei, per poi scivolare lungo tutta la colonna vertebrale, con le unghie perfette che mi graffiavano la pelle. Non tanto da ferirmi sul serio, ma abbastanza da farmi vibrare i nervi.
«No, no… lo sai che non mi piace questa posizione, tesoro. Non è questo il tuo posto», disse quando raggiunse le spalle. E in una frazione di secondo mi ritrovai sotto di lei.
«Così va molto meglio.» Premette un dito sulla mia bocca prima che potessi ribattere, quindi fece scorrere il palmo lungo il mio petto. Le poggiai le mani sui fianchi quando iniziò a muoversi sopra di me, ma Sylvia le strinse tra le sue.
Mi rivolse un sorriso che le illuminò l’espressione tra il riverbero del fuoco. Sorrideva soddisfatta avvertendo che poteva avere ancora una parte di me. Quello che non sapeva era che stavo pensando a tutto, tranne che al desiderio di lei.
Alla fine poteva avere soltanto una reazione fisica. Erano gesti meccanici del mio corpo. Del tutto estranei alla mia anima. Senza la passione che un giorno avrebbe scosso il mio cuore come un terremoto. La parte di me che era incatenata al suo volere odiava Sylvia. Profondamente. Detestavo stare dentro di lei.
Abbassai le palpebre e mi morsi il labbro, talmente forte da farlo sanguinare. Che fossi dannato altre cento vite, se mi fossi lasciato sfuggire anche un solo singolo suono.
«Apri gli occhi. Voglio che tu mi guardi, Damian.»
Lo feci, con rabbia. La fissai tanto intensamente da trapassarla con lo sguardo. E Sylvia rise, leggera, sensuale. Compiaciuta. Mentre per tutto il tempo la mia mente era invasa da un unico pensiero: Ti ammazzerò. Un giorno o l’altro riuscirò a farti a pezzi, maledetta.
Quando scivolò al mio fianco, mi alzai per recuperare i vestiti e andarmene, ma lei mi fermò. Afferrandomi per un polso mi riportò giù, di nuovo stretto al suo corpo.
«Dove vai? Non ho detto che puoi andartene. Resta qui con me, tesoro.» Mi accarezzò una guancia, poi mi prese la mano e se la poggiò sullo sterno, dove normalmente palpitava il cuore. Non il suo. Se ne aveva uno, non lo percepivo. Il solo che di solito troneggiava tra i suoi seni non c’era.
Unchanged