domenica 9 marzo 2014

Campagne contro la violenza sulle donne... no grazie.

Ieri sera ho festeggiato l’8 marzo in maniera alternativa. Niente locali, niente spogliarelli o cene con le amiche, bensì un incontro ravvicinato con me stessa e il mio “essere donna”. L’alchimista di Ponte di Piave, a Treviso, ha organizzato questa serata particolare di meditazione e riflessione.
Mi sono imposta di non razionalizzare nulla con la mente e di lasciare che le “onde positive” dell’incontro lavorino per me. Ma volevo comunque condividere un pensiero che ho da tempo e che si è concretizzato ieri notte.
Una delle ragazze presenti ha fatto notare una cosa tanto semplice quanto significativa... Maria Teresa di Calcutta, parlando della guerra, ha detto:

«Dato che operate per portare la pace, perché non operate anche» ci chiedono «perché ci siano meno
guerre?» Se lavorate per la pace, quella pace farà sii che ci siano meno guerre.

Applicando lo stesso concetto alla lotta per la violenza sulle donne, dovremmo chiederci: perché invece di lottare contro la violenza non lottiamo per l’autostima e la consapevolezza delle donne?
Come Maria Teresa di Calcutta lottava per la pace e non contro la guerra, non si dovrebbero fare campagne contro la violenza sulle donne ma per la loro autostima.
Una donna che si lascia picchiare e offendere è una donna debole, che non ha, per qualsivoglia motivo, la forza o la capacità di reagire. È una donna che non vede il suo valore, una donna depressa e stanca. Non sto scusando le azioni riprovevoli degli uomini, ovviamente, tuttavia sono convinta che se le donne fossero più “forti”, queste violenze scomparirebbero.
Bisogna fare campagne che insegnino alle donne il rispetto di sé, che gli dicano: tu devi amarti, non devi permettere a nessuno di ferirti, né mentalmente né fisicamente. Perché una donna forte e fiera non può essere intaccata. Se conoscerà un uomo malato, sarà picchiata una sola volta... poi lo denuncerà e abbandonerà.
Conosciamo già la violenza sulle donne, i video shock sono inutili... quanto più efficace sarebbe vedere dei modelli femminili “sani”, forti, determinati a vivere il loro “essere donna” nel pieno delle potenzialità... senza sentirsi né superiore né inferiori all’uomo, ma sullo stesso piano.
Allora il mondo cambierebbe. 


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