domenica 9 ottobre 2022

Voglio aiutare gli altri!


“Sento di dover aiutare gli altri!”

“Sono nato/a per aiutare il prossimo!”

“Avverto questa spinta, devo proprio aiutare gli altri a risolvere i problemi con la mia energia.”

Benvenuti nella collezione di frasi che sento ogni giorno, o quasi. Persone zeppe di entusiasmo tanto quanto il babà è pieno di rum, con l’indole della crocerossina peggiore di Candy Candy.

Mi dispiaccio se qualche lettore si sente offeso da queste parole, non è mia intenzione, anzi, vi dirò, questo entusiasmo mi fa tenerezza. Mi ricorda il mio.

Correva l’anno 2011, penso. Ormai praticavo attività olistiche da un po’. Avevo fatto tanti corsi, ero stufa del mio lavoro e della mia vita in generale. Allora mi è uscita l’illuminazione: “Devo aiutare gli altri!” Eh, sì, “salvare” gli altri era il mio obiettivo, perché ritenevo di avere abbastanza forza, abbastanza energia e, soprattutto, perché era il mio scopo di vita.

Guardo quella versione di me più giovane e meno saggia e sorrido. Quanto entusiasmo avevo.

Oggi non voglio più salvare nessuno. Nemmeno i parenti stretti. Nemmeno l’amore della mia vita. Nemmeno gli amici più intimi. Arrangiatevi tutti.

Con il tempo, con le porte in faccia, con le umiliazioni ma, soprattutto, con la reale presa di coscienza di chi sono e del perché sono qui, ho compreso che “salvare” o meglio, “aiutare” gli altri non è compito mio. Non è compito di nessuno.

Le persone si devono aiutare da sole. Si devono salvare da sole.

“E quindi perché cribbio fai questo lavoro?”, direte voi. Semplice: io non salvo, io non aiuto. Io do al prossimo gli strumenti per aiutarsi da solo.

Chi arriva da me è già pronto a cambiare. Diciamo che sono il calcio in culo verso una nuova vita. Vi piace come metafora?

Mi sono resa conto in questi ultimi giorni del modo diverso in cui mi pongo e offro le mie consulenze. Prima dicevo qualcosa tipo “ti servirebbe questa cosa”. Adesso, invece, spiego il mio servizio e aggiungo un “forse potrebbe fare per te, pensaci, vedi se ti risuona, e nel caso chiamami”. Tutte le volte che ho usato questa nuova “formula”, le persone sono tornate. O meglio, sono tornate quelle pronte a cambiare davvero.

Non sento più il bisogno di aiutare nessuno. Non è questo il mio scopo di vita. Ma se le persone hanno necessità di una guida per trovare sé stesse, per uscire dal caos disequilibrato, io ci sono e posso aiutarle.

La differenza è questa: nel momento in cui non senti più la “vocazione”, sei pronto/a per il prossimo.

Crudele? Spezza l’entusiasmo? Forse. Ma l’entusiasmo da cosa è dato? Molto spesso, chi prova questa forte spinta per il prossimo sta colmando un suo disagio interiore.

“Mi sento inadeguato/a, allora aiuto gli altri per essere utile.”

“Sono vuoto/a, non ho scopo, ma se aiuto gli altri lo troverò.”

“Non voglio guardarmi dentro, ho paura. Allora mi concentro sull’esterno.”

Non vale per tutti, certo. Un tale Cristo aiutava il prossimo per vocazione, in effetti, ma come lui ce ne sono pochi. Per me valeva. Quando me ne sono resa conto, ho iniziato a lavorare davvero su me stessa.

Oggi, dopo undici anni, ho aperto il mio studio e sono pronta a lavorare con gli altri. Non perché è la mia vocazione – in tutta onestà io me ne stavo benissimo sul mio pianeta e di reincarnarmi non avevo voglia, mi hanno trascinato qui! – bensì perché so che la mia energia può portare benefici (e per questo mi hanno trascinato qui in questo preciso momento).

Concludendo, a tutti quelli che sono pieni di entusiasmo altruistico consiglio di guardarsi dentro, di fare un bel lavoro interiore e di riequilibrarsi. Al contrario, invece di “aiutare” potrebbero portare ancora più disequilibrio nei loro clienti.

Nel momento in cui sarete in pace con voi e con il mondo, perfettamente centrati, connessi alla vostra parte divina, vi assicuro che non servirà molto per aiutare gli altri: basterà la vostra semplice presenza al loro fianco per portare un risultato benefico.


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