lunedì 8 giugno 2015

Era tecnologica

Lo so che tutti credono io sia un’affascinante ventiseienne. Lo so che la gente per strada mi dà al massimo ventinove anni. Però, ahimè, ne ho trentasei. A tutto questo ovviamente c’è una spiegazione logica: sono un vampiro.
Presto, come ogni Lestat che si rispetti, scriverò la mia autobiografia: “36 e dimostrarne 20 – La mia prima vita da vampiro”.
Forse per l’età, forse per la natura vampiresca, sto cominciando ad avere qualche attrito con la tecnologia. Vi siete mai chiesti: “Ma se i nostri nonni non sono in grado di usare uno smartphone, noi, alla loro età, per cosa saremo presi in giro dai nipoti?”
Io me lo sono chiesta, ma la risposta è arrivata fulminea: continua con tutto questo gelato e non campi fino ai cinquanta. Complicazione risolta.
Il vero problema è che i miei dilemmi iniziano già a trentasei. Parliamo di INSTAGRAM, questo bastardo sconosciuto.
Lo odio e lo amo. Ci siamo frequentati la scorsa estate per un mese circa, poi abbiamo rotto. E adesso si rifà vivo. Mi chiama. Mi vuole. Mi protette tanti cuori. Io cedo. Sto ore e ore sul cellulare a fare copia-incolla su un monitor minuscolo con le mie dita ciompe (e badate che ho il Note3!), inviando foto a profusione, sperando di soddisfarlo. È l’inizio di una travagliata relazione, lo ammetto.
Vi farò sapere come finirà... se dopo un’estate focosa ci rivedremo a settembre o se lo mollerò in tronco come l’ultima volta.

Benedetti social...

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