Nella mia notte in bianco, mentre tossivo anche l’anima, ho riflettuto a lungo su questo argomento. Non so se sono io o se è una cosa normale tra i quarantenni single, di sicuro il mio essere melodrammatica, come ha sottolineato qualcuno, mi fa porre l’attenzione a determinati dettagli che altri non vedrebbero.
Nello specifico parlo dei rapporti di amicizia tra single e accoppiati, o accoppiati con prole.
Lo so che nessuno ci crederebbe mai oggi, ma tanti anni fa, pure io avevo un rapporto di coppia stabile. La mia vita era fatta di circa undici o dodici ore fuori casa per lavoro, tra strada e pausa pranzo, di hobby impegnativi e, appunto, di partner. A tutto ciò ci univo corsi e seminari di vario genere che spesso facevo nel weekend.
All’epoca avevo diversi amici, alcuni di loro single. Non esisteva Whatsapp e le chat erano riservate ancora a pochi. Si usava il telefono. Pensate un po’.
Nella mia settimana densa di impegni avevo sempre del tempo per gli amici, era una fetta importante da riservare. Il fatto che alcuni fossero non accoppiati non lo consideravo nemmeno. Li invitavamo a cena, a uscire, a passare i weekend a casa nostra e, se capitava, andavamo anche in vacanza assieme. Per me era del tutto normale dividere la mia vita con il mio compagno e gli amici. Alcuni passavano a trovarci il fine settimana senza avvisare e non ci voleva niente per trasformare la merenda in una cena.
Ma forse questo modo di essere è solo mio. Mi piacerebbe sentire l’opinione degli altri.
La situazione in cui mi trovo ora, notata in particolare quest’ultimo anno, è che nessuno ha tempo. Sono tutti talmente presi dalle loro famiglie, dai loro compagni, dai figli e da tutti gli impegni quotidiani, che la frase più gettonata è “scusa se non ho risposto, sai, i figli”.
Bambini. Questi buchi neri che ingoiano tutto il multiverso spazio temporale. Ma solo io da piccola mi perdevo per otto ore di fila a disegnare in silenzio in camera? Ogni tanto mia madre veniva a controllare se ero ancora viva.
Sempre per la serie che sono melodrammatica, mi chiedo: “Ma tu non vai al cesso?” Alzi la mano chi non messaggia sul cellulare al bagno. Perché quel “Come va?” ci si mette tre secondi a scriverlo. Il tempo della pipì. Soprattutto se sai che magari l’altra persona non se la passa bene.
La mia non è una polemica, e sia chiaro che non è indirizzata verso una persona specifica. Ci manca solo che al melodrammatica aggiungano che perdo tempo a fare attacchi personali sul mio blog.
La mia è una semplice considerazione a scopo evolutivo. In più c’è un’osservazione per chi si nasconde dietro a un “non ho avuto tempo” e “sai, i figli”: per le cose che ci interessano, il tempo lo troviamo.
Allora, cari amici accoppiati o sposati con figli, non inventate più scuse, siate onesti con voi stessi e con gli altri. La sincerità è importante. Da sempre preferisco un’onesta doccia fredda a un finto interesse quando vi annoiate.
Non ti ho scritto “come va” perché mi stai sul cazzo.
Non ho risposto al tuo messaggio perché in quei minuti liberi ho preferito masturbarmi.
Non ti ho invitato alla festa di capodanno perché piuttosto di stare in tua compagnia mi amputo una mano.
Non mi sono mai fatto sentire durante le vacanze perché ubriacarmi era meglio che telefonarti.
Non ti ho più scritto per quell’uscita perché ho preferito XYZ, sai, lei non è melodrammatica.
Non ho aggiunto altro perché non accetti le critiche.
Sincerità, questa sconosciuta. Ahimè, se siete tutti così impegnati come dite, questo post non lo leggerete.
Forse lo leggerà solo chi mi ha dato della melodrammatica, ma come direbbe Sorella Zen: poverino, ha già tanti problemi, deve pur sfogarsi con qualcuno.
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