lunedì 5 settembre 2016

Ho scelto il peccato

Sono un’apostata. Lo sono per i Testimoni di Geova. Apostata significa l’abbandono di una fede per un’altra, mentre i Testimoni di Geova hanno un’interpretazione diversa e definiscono apostata chi lascia la loro setta e poi ne contesta la validità in una forma o in un’altra. Insomma, gli apostati equivalgono a “traditori”.
Per capire il senso, serve qualche spiegazione.
Quando una persona “del mondo” incomincia a studiare “la verità” con i Testimoni di Geova, inizia una sorta di lavaggio del cervello, infatti, i Testimoni sono formati per ribattere ogni tipo di obiezione. Oltre “all’adunanza” della domenica e ai libri studiati in altre sere, una volta a settimana frequentano una vera e propria “scuola teocratica” dove si esercitano tra di loro per superare ogni tipo di contestazione, con tanto di mini discorsi ed esempi pratici assegnati di volta in volta a tutti i membri.
Perché lo so? Perché l’ho fatto anch’io. E qui, per la prima volta pubblicamente, faccio “coming out”: io ero una Testimone di Geova. Si parla di oltre quindici anni fa, ora, probabilmente, sono una seguace di Satana da evitare come la peste, insomma, un’apostata con i fiocchi.
Ritornando al discorso precedente, i Testimoni sono forgiati per essere dei predicatori ai quali non potersi opporre e, nel momento in cui una persona normale decide di seguirli, perde ogni facoltà intellettuale. Da quel momento avrà le riviste dell’organizzazione, i libri dell’organizzazione, ascolterà gli anziani dell’organizzazione e farà della Bibbia dell’organizzazione il suo solo scopo di vita. Ogni testo è studiato per inculcare determinati insegnamenti e far perdere la cognizione individuale. Si diventa fratelli e sorelle, un gregge comandato a bacchetta. Si devono ridurre all’osso i contatti con l’esterno, nessun amico “del mondo”, nessuna uscita ricreativa con i colleghi di lavoro, niente festività di alcun tipo e nessuna pubblicazione “del mondo”. Tutto deve essere fatto con i fratelli, all’interno di posti approvati dall’organizzazione. Perfino i rapporti di coppia sono comandati a bacchetta, con l’uomo a capo della famiglia e moglie e figli sottomessi. Due giovani che si piacciono non possono uscire da soli ma soltanto in compagnia, ovviamente il sesso è vietato fino al matrimonio. Insomma, i Testimoni di Geova creano un habitat perfetto al di fuori del quale fanno terra bruciata. Se un membro della setta trasgredisce, ad esempio frequentando persone “del mondo”, è segnalato e ammonito in pubblico. Nei casi peggiori, com’è accaduto anche a me intorno ai diciassette anni (con denuncia da parte di mia madre), subisce un vero e proprio processo e deve difendersi di fronte agli anziani della congregazione. In caso di gravi peccati, tipo l’adulterio o “reati” maggiori, può essere disassociato, ovvero l’ignominia più grande. Un disassociato è per i Testimoni non solo “morto”, ma anche considerato feccia. Gli tolgono il saluto, non rispondono nel caso questo decida di parlare loro e non lo aiutano in alcun modo nella difficoltà. Il disassociato può redimersi, dimostrando sentito pentimento, e dopo un considerevole lasso di tempo, ricominciare tutto da zero per essere riammesso. Ricordo che da bambina c’erano un paio di disassociati nella “sala del regno” che frequentavo. Si sedevano nell’ultima fila, entrando solo ad “adunanze” iniziate e sparendo poco prima della fine. Mia madre diceva di non guardarli, quasi potessero attaccarmi la peste. Se ben ricordo dopo più di un anno sono stati riammessi.
Esistono poi quelli che decidono di dissociarsi liberamente, com’è accaduto a me dopo svariati ammonimenti. La mia colpa maggiore? Ero fidanzata con un uomo “del mondo”. Sono letteralmente scappata di casa a diciannove anni, dopo aver subito per tutta l’adolescenza le continue litigate dei miei genitori (padre ateo e mamma Testimone), dopo aver sottostato ad anni di pressioni psicologiche da una parte e dall’altra, e aver faticato per trovare un equilibrio tra l’essere “la brava bambina che segue la mamma” e “una peccatrice da condannare a morte”.
Ho scelto il peccato. Ho scelto di pensare con la mia testa. Ho scelto di non essere sottomessa a uomini, anziani o qualunque forma di setta. Io sono un’apostata perché dichiaro apertamente di odiare i Testimoni di Geova. Li odio perché a causa del loro proibizionismo, a causa della violenza psicologica e degli obblighi imposti, io ho visto la mia infanzia e la mia adolescenza distrutte. Non ho mai potuto avere una famiglia normale né un Natale, un compleanno o una vacanza con gli amici da ragazzina. Ho iniziato a festeggiare dopo i vent’anni. I Testimoni di Geova hanno rovinato l’esistenza a me e alle persone più care, hanno separato la mia famiglia, impedendomi di essere zia poiché, anche se io mi ero rimpossessata del mio libero arbitrio, i membri della mia famiglia sono rimasti sotto il loro giogo per anni.
A vent’anni mi sono trovata sola con il mio ragazzo di allora. Niente più amici. Ricordo il preciso momento in cui ho ricevuto la lettera di mia madre, nella quale mi diceva che rappresentavo solo una delusione e che potevo ringraziare se, a causa della sua debolezza, mi parlava ancora.
Depressione, problemi alimentari, autolesionismo. Ero arrivata a non poter vedere la mia immagine riflessa. Ho fatto anni di terapia e poi sono passata alla ricerca di una vera spiritualità interiore. Mi sono tenuta alla larga da qualsiasi altra forma di religione, rimanendo fedele solo a me stessa e al mio “sentire”. Ho scoperto di avere un’anima, di essermi reincarnata infinite volte e di essere solo in viaggio. Ho compreso che, probabilmente, è stata la mia anima ad accettare questa terribile sfida. In fondo, i Testimoni di Geova mi hanno resa forte, una guerriera. Ho ripreso a leggere, a studiare, e ho fatto riaffiorare il mio vero potere. Sono una strega e sono fiera di esserlo. Lo sono sempre stata, fin da bambina, ma solo ora me ne rendo conto. Manipolo energie, percepisco i luoghi di potere e gli spiriti, in poche parole sono connessa alla natura e al mio dio interiore. Io sono anche Dio, sì. Non ho più bisogno di un fantoccio esterno da plagiare a immagine umana.
Credo. Credo in infinite cose, le rispetto e le amo, e l’amore che ricevo di rimando è vero e puro, non ha doveri o obblighi. I Testimoni di Geova non proveranno mai questo tipo di amore, non conosceranno mai davvero Dio, loro sono dei piccoli omuncoli chiusi in un mondo bigotto e inutile, in attesa che una qualche forma esterna di potere li liberi da questa vita ingiusta. Io, al contrario, sono artefice del mio destino.
Lo dico io, riprendendo il nome della loro rivista: svegliatevi!
Io l’ho fatto.
Ci sarebbero migliaia di cose da aggiungere, centinaia di esempi e storie al limite del surreale da raccontare, magari un giorno lo farò, in un libro dedicato. Concludendo questo lungo articolo, lancio un appello alle istituzioni: controllate i figli dei Testimoni di Geova, obbligateli a frequentare uno psicologo e non permettete a quei genitori di rovinare loro la vita così com'è accaduto a me.

Ps. Tutti i membri della mia famiglia sono usciti dalla setta ma, purtroppo, con alcuni i rapporti si sono incrinati talmente da essere irrecuperabili.

4 commenti:

  1. non ti conoscevo.

    Da circa 2 anni ho aperto questo blog: http://testimonidigeovachiedono.blogspot.it/


    nella colonna di sinistra, in basso, trovi il link alla "mia lettera"

    RispondiElimina
  2. EH SI è PROPRIO COSì!!!!!!!!!!SFIDO QUALUNQUE TDG A DIRE IL CONTRARIO...

    RispondiElimina
  3. Cara Lorena ti capisco benissimo,io ho avuto la tua esperienza e ti parlo negli anni 70 io avevo 10anni,mia madre era fanatica quindi ci ha reso la vita impossibile è passata dalla chiesa ai Testimoni di Geova come niente,era influenzabile,insoddisfatta,io ne sono venuta fuori verso i 17 anni❤️

    RispondiElimina