mercoledì 5 gennaio 2022

L’importanza della sincerità


Nella mia notte in bianco, mentre tossivo anche l’anima, ho riflettuto a lungo su questo argomento. Non so se sono io o se è una cosa normale tra i quarantenni single, di sicuro il mio essere melodrammatica, come ha sottolineato qualcuno, mi fa porre l’attenzione a determinati dettagli che altri non vedrebbero.

Nello specifico parlo dei rapporti di amicizia tra single e accoppiati, o accoppiati con prole.

Lo so che nessuno ci crederebbe mai oggi, ma tanti anni fa, pure io avevo un rapporto di coppia stabile. La mia vita era fatta di circa undici o dodici ore fuori casa per lavoro, tra strada e pausa pranzo, di hobby impegnativi e, appunto, di partner. A tutto ciò ci univo corsi e seminari di vario genere che spesso facevo nel weekend.

All’epoca avevo diversi amici, alcuni di loro single. Non esisteva Whatsapp e le chat erano riservate ancora a pochi. Si usava il telefono. Pensate un po’.

Nella mia settimana densa di impegni avevo sempre del tempo per gli amici, era una fetta importante da riservare. Il fatto che alcuni fossero non accoppiati non lo consideravo nemmeno. Li invitavamo a cena, a uscire, a passare i weekend a casa nostra e, se capitava, andavamo anche in vacanza assieme. Per me era del tutto normale dividere la mia vita con il mio compagno e gli amici. Alcuni passavano a trovarci il fine settimana senza avvisare e non ci voleva niente per trasformare la merenda in una cena.

Ma forse questo modo di essere è solo mio. Mi piacerebbe sentire l’opinione degli altri.

La situazione in cui mi trovo ora, notata in particolare quest’ultimo anno, è che nessuno ha tempo. Sono tutti talmente presi dalle loro famiglie, dai loro compagni, dai figli e da tutti gli impegni quotidiani, che la frase più gettonata è “scusa se non ho risposto, sai, i figli”.

Bambini. Questi buchi neri che ingoiano tutto il multiverso spazio temporale. Ma solo io da piccola mi perdevo per otto ore di fila a disegnare in silenzio in camera? Ogni tanto mia madre veniva a controllare se ero ancora viva.

Sempre per la serie che sono melodrammatica, mi chiedo: “Ma tu non vai al cesso?” Alzi la mano chi non messaggia sul cellulare al bagno. Perché quel “Come va?” ci si mette tre secondi a scriverlo. Il tempo della pipì. Soprattutto se sai che magari l’altra persona non se la passa bene.

La mia non è una polemica, e sia chiaro che non è indirizzata verso una persona specifica. Ci manca solo che al melodrammatica aggiungano che perdo tempo a fare attacchi personali sul mio blog.

La mia è una semplice considerazione a scopo evolutivo. In più c’è un’osservazione per chi si nasconde dietro a un “non ho avuto tempo” e “sai, i figli”: per le cose che ci interessano, il tempo lo troviamo.

Allora, cari amici accoppiati o sposati con figli, non inventate più scuse, siate onesti con voi stessi e con gli altri. La sincerità è importante. Da sempre preferisco un’onesta doccia fredda a un finto interesse quando vi annoiate.

Non ti ho scritto “come va” perché mi stai sul cazzo.

Non ho risposto al tuo messaggio perché in quei minuti liberi ho preferito masturbarmi.

Non ti ho invitato alla festa di capodanno perché piuttosto di stare in tua compagnia mi amputo una mano.

Non mi sono mai fatto sentire durante le vacanze perché ubriacarmi era meglio che telefonarti.

Non ti ho più scritto per quell’uscita perché ho preferito XYZ, sai, lei non è melodrammatica.

Non ho aggiunto altro perché non accetti le critiche.

Sincerità, questa sconosciuta. Ahimè, se siete tutti così impegnati come dite, questo post non lo leggerete.

Forse lo leggerà solo chi mi ha dato della melodrammatica, ma come direbbe Sorella Zen: poverino, ha già tanti problemi, deve pur sfogarsi con qualcuno.

mercoledì 29 dicembre 2021

La luce che spazza il buio


Ed eccoci alla più grande cazzata del 2021, o forse di tutto il millennio: la luce che spazza il buio. Guru zen, presunti maestri di vita o simpatizzanti di angeli di ogni forma e colore lo dicono di continuo.

State nella luce.

La variante è “state dell’amore”, che è più o meno la stessa cosa.

Quello che spesso non rivelano è che noi siamo luce e siamo buio. Lottiamo ogni giorno per ottenere una sorta di equilibrio, lo stesso che ci fa rodere il fegato per il fidanzato sexy della nostra amica, mentre noi siamo sole e sfigate, e al contempo incoraggiarla con amore se lui la tradisce.

La vedete la foto dell’articolo, sì? L’ho cercata proprio per rendere con un’immagine chiaro il concetto: la luce totale non esiste. Ci sarà sempre l’ombra.

La mia è solo più grossa di quella degli altri, ma d’altronde non sono mai stata una taglia quaranta.

E come c’è sempre l’ombra, soprattutto nella luce, c’è sempre anche il male. E lo possiamo ridurre, rinchiudere, tenere alla larga… ma c’è sempre. Sta nella natura dell’universo. Altrimenti perché mai permettere la nascita di una dea della distruzione?

Io faccio esorcismi. Non lo sapevate? Ora lo sapete. Ho scoperto questa “abilità” da un po’ di mesi e mi riesce particolarmente bene. Ammettere di essere in grado di combattere spiriti, demoni, entità, alieni e quant’altro il ricco panorama esoterico ci propini sulla terra, non è roba da poco. Comporta due cose: la prima equivale a dichiarare la propria pazzia al mondo, la seconda inimicarsi i guru di cui sopra. Eh sì, perché se stai nella luce non puoi mica guardare la tenebra. Figuriamoci combatterla.

Che il mondo mi prenda per pazza non è una novità, si abbina da dio alla figura della scrittrice “fantasy”: non sapete mai dove reale e finzione decidono di mescolarsi. Che i maestri di vita mi schifino sta diventando un’abitudine.

Il concetto distorto di cui parlavo all’inizio è proprio questo: “Attento! Non guardare il male, resta nelle vibrazioni alte e solo così ti evolverai.” Cazzata pure questa.

Ho iniziato da poco tempo ad accettare completamente il mio caos. Beh, ragazzi, è davvero profondo. Qualcosa che in pochi (e glielo auguro) sperimentano. Arrivo a livelli di buio in cui anelo solo alla distruzione e silenzio totale. Tenebra pura. Ma come ci sono questi momenti, c’è l’opposto: una luce così sfolgorante da lasciare accecato il guru più angelico del mondo.

Luce e ombra.

Ho notato anche un’altra cosa in questi mesi di lavoro e studio: la vibrazione non si abbassa. Che io stia nella mia ombra o nella mia luce, sono sempre io. Se la mia vibrazione è alta, resta alta. A volte scende un po’, in concomitanza con i pensieri più neri, ma bastano pochi secondi per farla rialzare in modo consapevole. E io di buoni metodi al momento ne ho due. No, non ve li svelerò, li troverete nel mio prossimo libro che farò pagare caro.

Per cui a differenza di tutti gli amici guru che conosco e seguo, non vi augurerò proprio nessuna fine e inizio anno nella luce e nell’amore. Io vi auguro di trovare la vostra vera essenza. Vi auguro di non spaventarvi davanti ai demoni o a qualunque entità scelga di avvicinarsi, perché solo guardando l’abisso in faccia potrete prendere una decisione.

Vi auguro di riconoscere e abbracciare il vostro buio, il vostro caos e la vostra malvagità, perché nei momenti in cui non ci sarà luce, e arriveranno, arrivano per tutti, in quei momenti ci saranno loro a tenervi compagnia.

D’altronde bisogna saper ballare con l’oscurità per riuscire a combatterla.

La profondità della solitudine


Non sono molte le persone a sperimentarla, però qualcuno tra i miei amici c’è, lo ammetto. E li invidio. Non per la solitudine, quella ce l’ho anch’io, ma per la composta serenità con cui la affrontano. Li vedi lì, con i loro cani, i loro gatti, le loro lumache o qualsivoglia animale domestico a cui hanno offerto l’anima. Sereni. Anzi, appaiono quasi felici.

Io no.

Io vivo questa costante e totale solitudine con l’eleganza di un grizzly in un negozio Thun. Mi dibatto, mi arrabbio, impreco e condanno il mondo a morire nell’agonia e nella sofferenza. Nel fuoco. Un’enorme palla di lava incandescente dove ogni forma di esistenza viene estirpata. Ah, che visione sublime. Già sperimentata in altre vite eh.

Déi, non fate quella faccia, ve l’ho già detto che Sorella Zen è in ferie in questo periodo. La Rossa Stronza è questo e altro. Per vostra fortuna sono spicchi: un giorno vi tocca il “desidero estirpare la vita dalla Terra” e un giorno il “quanto è bello il mondo”. Forrest Gump avrebbe parlato di cioccolatini, da cioccolataia mi sembrava scontato.

Ma tutto parte dal dolore. Ah, il dolore, sempre e solo lui. Non fa molto film di supereroi? Batman soffre per i genitori ammazzati e taac pippistrello della vendetta. Spiderman vuole vendicare la zietta, ops, lì dipende dal multiverso. Ho fatto uno spoiler? Forse perché sono stronza! Deadpool… vabbè che lo dico a fare. E poi c’è Malefica, ma quella gnocca del film Disney, oh, in lei mi rivedo tantissimo: delusa per la viltà dell’uomo e votata al caos.

Insomma è il dolore a farti cadere nel baratro. C’è chi lo affronta con leggiadria e dolcezza e chi si trasforma nella dea della distruzione. Non sai mai quale ti capita.

In questi giorni si sono sprecati gli amici che, anche in buona fede, hanno usato frasi fatte come “prenditi questo tempo per te” o “goditi questa pace”. Pace? Momenti? Ma di che cazzo state parlando? Ma lo sapete com’è fatta la mia vita? Voi che convivete da venti anni, avete la più pallida idea di cosa significhi vivere sempre – s e m p r e – da soli? Sempre è una parola fottutamente incessante. E avete la più pallida idea di cosa voglia dire passare anche quei pochi giorni l’anno in cui si poteva riunirsi con famiglia e amici, da soli? No. Non ce l’avete. Altrimenti certe frasette del cazzo ve le mangereste a merenda con Pandoro Bauli e Nutella.

Così inizia la strada dell’antieroe deluso. Così inizia la carneficina: con un amico che manca di sensibilità, che non vede più in là del suo naso nella sua bella casetta con compagn* che gli fa trovare la cena pronta. Cliché, lo ammetto.

Insomma, dopo sei giorni di solitudine e clausura, dove in pochissimi avventurieri hanno avuto il coraggio di restare e affrontare la bestia a distanza, mi preparo per l’ennesimo Capodanno di cacca. Non che quello dell’anno scorso, in compagnia, sia stato meglio. In effetti a volte la solitudine è preferibile a certe persone.

Guardo di nuovo il cielo azzurrissimo che c’è fuori e penso che mi avventurerò fino al cancello, a recuperare il pacco lasciato dal postino. State sereni, nemmeno oggi il mondo diventerà una palla di lava, ma da qui a Sorella Zen ne deve passare ancora molto.

lunedì 27 dicembre 2021

La Rossa Stronza è tornata

Ventisette dicembre. Finita la pagliacciata di Natale con il suo carosello di pace e amore per tutti. Possiamo smettere di fingere e tornare a essere i soliti ignoranti egoisti incentrati solo su noi stessi. Ah, sì, alla fine tutti siamo dei grandissimi egoisti, anche quelli che sembrano santi, quelli attivi nel volontariato e nell’aiuto al prossimo perché, spoiler, pure loro lo fanno per tornaconto personale. Tutti, ma proprio tutti sono egoisti. L’essere umano è un concentrato di egocentrismo e tornaconto. Le bestie evolute sono fatte così, e si chiamano evolute perché a differenza di un cane, un gatto o qualunque altro animale che il pezzo di carne se lo tiene tutto per sé una volta conquistato, l’homo sapiens è tanto bravo da far credere di dividerlo con altri.

“Voglio un bambino perché ho tanto amore da dargli.” Potete tradurlo con un “qualcuno deve riempire il mio buco emotivo che mi fa sentire un* fallit* e che non sono in grado di riempire altrimenti”.

“Cerco qualcuno da amare per sempre”. Ovvero “cerco qualcuno che mi ami perché di base sono una bestia sociale e se resto ancora sol* morirò”.

Poi c’è il più bello ed esotico: “Vado in un paese povero a fare volontariato!” E vanno! Santi! Virtuosi! Paladini! Ma quanto si sentono bene con loro stessi per quel gesto nobile. Eh già. Anche quello che appare come l’atto più disinteressato è un tornaconto per far tacere la nostra coscienza: sporca, nera, lurida.

Siamo imbratti dal fango fin dalla nascita grazie a tutto il bagaglio che ci scaricano addosso mammina, papino, la società e quella bellissima e variopinta cosa che è la religione, con il suo peccato ancestrale. Che incanto la razza evoluta! Che magnificenza l’egoismo! Abbiamo costruito una società splendida in cui fomentare e appagare in nostro ego in maniera elegante. Vedi il Natale. Il bla bla bla di pace e prosperità. E mentre perpetriamo nei secoli il ricordo del figlio di Dio sulla croce, che noi stessi abbiamo messo lì, ci ingolfiamo di panettone e arrosto. Allevamenti intesivi e popoli sfruttati ci permettono di avere il pandoro a tre euro, non è meraviglioso? E poi, satolli, doniamo due euro per il terzo mondo e compriamo lo spumante di puro zucchero e cattiveria per aiutare la ricerca. Dobbiamo sconfiggere queste malattie fetenti, ma meglio se lo fanno gli altri per noi, che noi al cibo contaminato non rinunciamo.

Ah, la meraviglia della massa. Ma non solo, non serve essere fantozziani, basta anche guardare nel proprio piccolo, nella propria cerchia. Mi sono presa il raffreddore durante queste feste e lo sapeva una manciata di persone. Ma in questo periodo prendersi l’influenza e contare un tampone positivo, anche se inattendibile, è come dichiarare al mondo un cancro allo stadio terminale. E giù con la parata della solidarietà. Finta però. Interessamento a distanza, fatto di “mi metto in pace la coscienza con una frase da due secondi su Whatsapp”. Telefonata? Figuriamoci, tra tacchino, Brioschi e selfy finto davanti all’albero non c’è tempo.

E va bene così, è una regola non scritta nei grandi patti di vita, accettata e condivisa di buon grado nell’epoca della tecnologia smart.

E mentre faccio uscire il veleno nero su bianco, mi preparo un fumento.

Se vi sentite in colpa con la vostra coscienza perché vi rivedete in uno degli esempi sopra, potete mandarmi un chilo di gelato artigianale, in fondo io il pranzo di Natale non l’ho fatto, e sono l’egoista numero uno. Ci tengo però a precisare che non era un attacco verso nessuno ma per tutti. Facendo spazio in congelatore ce ne stanno anche cinque di chili. In alternativa vanno bene anche hamburger e patatine calde ore pasti.

Se non era ancora chiaro: mi dichiaro in ferie da oggi al 2022, ma resto a disposizione per commenti acidi e risposte provocatorie. Se volevate qualcosa gratis, vi avvertirò quando torna Sorella Zen, per ora in casa c’è solo la Rossa Stronza. E ho l'impressione che ci resterà a lungo.

Ah, Buon Natale e Felice Anno Nuovo!