“Voglio un bambino perché ho tanto amore da dargli.” Potete tradurlo con un “qualcuno deve riempire il mio buco emotivo che mi fa sentire un* fallit* e che non sono in grado di riempire altrimenti”.
“Cerco qualcuno da amare per sempre”. Ovvero “cerco qualcuno che mi ami perché di base sono una bestia sociale e se resto ancora sol* morirò”.
Poi c’è il più bello ed esotico: “Vado in un paese povero a fare volontariato!” E vanno! Santi! Virtuosi! Paladini! Ma quanto si sentono bene con loro stessi per quel gesto nobile. Eh già. Anche quello che appare come l’atto più disinteressato è un tornaconto per far tacere la nostra coscienza: sporca, nera, lurida.
Siamo imbratti dal fango fin dalla nascita grazie a tutto il bagaglio che ci scaricano addosso mammina, papino, la società e quella bellissima e variopinta cosa che è la religione, con il suo peccato ancestrale. Che incanto la razza evoluta! Che magnificenza l’egoismo! Abbiamo costruito una società splendida in cui fomentare e appagare in nostro ego in maniera elegante. Vedi il Natale. Il bla bla bla di pace e prosperità. E mentre perpetriamo nei secoli il ricordo del figlio di Dio sulla croce, che noi stessi abbiamo messo lì, ci ingolfiamo di panettone e arrosto. Allevamenti intesivi e popoli sfruttati ci permettono di avere il pandoro a tre euro, non è meraviglioso? E poi, satolli, doniamo due euro per il terzo mondo e compriamo lo spumante di puro zucchero e cattiveria per aiutare la ricerca. Dobbiamo sconfiggere queste malattie fetenti, ma meglio se lo fanno gli altri per noi, che noi al cibo contaminato non rinunciamo.
Ah, la meraviglia della massa. Ma non solo, non serve essere fantozziani, basta anche guardare nel proprio piccolo, nella propria cerchia. Mi sono presa il raffreddore durante queste feste e lo sapeva una manciata di persone. Ma in questo periodo prendersi l’influenza e contare un tampone positivo, anche se inattendibile, è come dichiarare al mondo un cancro allo stadio terminale. E giù con la parata della solidarietà. Finta però. Interessamento a distanza, fatto di “mi metto in pace la coscienza con una frase da due secondi su Whatsapp”. Telefonata? Figuriamoci, tra tacchino, Brioschi e selfy finto davanti all’albero non c’è tempo.
E va bene così, è una regola non scritta nei grandi patti di vita, accettata e condivisa di buon grado nell’epoca della tecnologia smart.
E mentre faccio uscire il veleno nero su bianco, mi preparo un fumento.
Se vi sentite in colpa con la vostra coscienza perché vi rivedete in uno degli esempi sopra, potete mandarmi un chilo di gelato artigianale, in fondo io il pranzo di Natale non l’ho fatto, e sono l’egoista numero uno. Ci tengo però a precisare che non era un attacco verso nessuno ma per tutti. Facendo spazio in congelatore ce ne stanno anche cinque di chili. In alternativa vanno bene anche hamburger e patatine calde ore pasti.
Se non era ancora chiaro: mi dichiaro in ferie da oggi al 2022, ma resto a disposizione per commenti acidi e risposte provocatorie. Se volevate qualcosa gratis, vi avvertirò quando torna Sorella Zen, per ora in casa c’è solo la Rossa Stronza. E ho l'impressione che ci resterà a lungo.
Ah, Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
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