mercoledì 29 dicembre 2021

La profondità della solitudine


Non sono molte le persone a sperimentarla, però qualcuno tra i miei amici c’è, lo ammetto. E li invidio. Non per la solitudine, quella ce l’ho anch’io, ma per la composta serenità con cui la affrontano. Li vedi lì, con i loro cani, i loro gatti, le loro lumache o qualsivoglia animale domestico a cui hanno offerto l’anima. Sereni. Anzi, appaiono quasi felici.

Io no.

Io vivo questa costante e totale solitudine con l’eleganza di un grizzly in un negozio Thun. Mi dibatto, mi arrabbio, impreco e condanno il mondo a morire nell’agonia e nella sofferenza. Nel fuoco. Un’enorme palla di lava incandescente dove ogni forma di esistenza viene estirpata. Ah, che visione sublime. Già sperimentata in altre vite eh.

Déi, non fate quella faccia, ve l’ho già detto che Sorella Zen è in ferie in questo periodo. La Rossa Stronza è questo e altro. Per vostra fortuna sono spicchi: un giorno vi tocca il “desidero estirpare la vita dalla Terra” e un giorno il “quanto è bello il mondo”. Forrest Gump avrebbe parlato di cioccolatini, da cioccolataia mi sembrava scontato.

Ma tutto parte dal dolore. Ah, il dolore, sempre e solo lui. Non fa molto film di supereroi? Batman soffre per i genitori ammazzati e taac pippistrello della vendetta. Spiderman vuole vendicare la zietta, ops, lì dipende dal multiverso. Ho fatto uno spoiler? Forse perché sono stronza! Deadpool… vabbè che lo dico a fare. E poi c’è Malefica, ma quella gnocca del film Disney, oh, in lei mi rivedo tantissimo: delusa per la viltà dell’uomo e votata al caos.

Insomma è il dolore a farti cadere nel baratro. C’è chi lo affronta con leggiadria e dolcezza e chi si trasforma nella dea della distruzione. Non sai mai quale ti capita.

In questi giorni si sono sprecati gli amici che, anche in buona fede, hanno usato frasi fatte come “prenditi questo tempo per te” o “goditi questa pace”. Pace? Momenti? Ma di che cazzo state parlando? Ma lo sapete com’è fatta la mia vita? Voi che convivete da venti anni, avete la più pallida idea di cosa significhi vivere sempre – s e m p r e – da soli? Sempre è una parola fottutamente incessante. E avete la più pallida idea di cosa voglia dire passare anche quei pochi giorni l’anno in cui si poteva riunirsi con famiglia e amici, da soli? No. Non ce l’avete. Altrimenti certe frasette del cazzo ve le mangereste a merenda con Pandoro Bauli e Nutella.

Così inizia la strada dell’antieroe deluso. Così inizia la carneficina: con un amico che manca di sensibilità, che non vede più in là del suo naso nella sua bella casetta con compagn* che gli fa trovare la cena pronta. Cliché, lo ammetto.

Insomma, dopo sei giorni di solitudine e clausura, dove in pochissimi avventurieri hanno avuto il coraggio di restare e affrontare la bestia a distanza, mi preparo per l’ennesimo Capodanno di cacca. Non che quello dell’anno scorso, in compagnia, sia stato meglio. In effetti a volte la solitudine è preferibile a certe persone.

Guardo di nuovo il cielo azzurrissimo che c’è fuori e penso che mi avventurerò fino al cancello, a recuperare il pacco lasciato dal postino. State sereni, nemmeno oggi il mondo diventerà una palla di lava, ma da qui a Sorella Zen ne deve passare ancora molto.

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