lunedì 25 maggio 2015

Ambire alla perfezione

Ho finito da poche ore la prima revisione di Nero Assoluto - Parte prima. Adesso è in pasto all'editor, per la seconda volta.
Perché lo faccio? Me lo chiedo pure io.
In realtà le modifiche sono state pochissime; puri dettagli stilistici, piccoli perfezionamenti. Nessuna variazione di trama o dialoghi, a eccetto di qualche parola.
In realtà amo perfezionarmi. Non voglio che i libri facciano la muffa senza aprirli mai più. So che alcuni autori dichiarano di non rileggere MAI le proprie opere finite, io non sono così.
L'altra sera, un conoscente ha fatto la battutaccia "se lo revisioni vuol dire che prima faceva schifo". In realtà, rileggendolo, l'ho trovato davvero molto bello. Alcune frasi mi hanno stupito positivamente, altre scene non le ricordavo più, tanto da chiedermi "ma l'ho scritto proprio io?".
In quest’ultimo periodo mi sto preparando a una grande pulizia globale e sto riflettendo molto. Voglio scardinare prepotentemente tutto il vecchio per lasciare entrare il nuovo. E non posso farlo se non sono certa di quello che deve restare.
Per questa ragione sto revisionando Nero Assoluto. Per la stessa, questa estate mi prenderò un periodo sabbatico e riscriverò completamente TRI. Ho paura in realtà, perché non voglio snaturare il senso e la genuinità della storia. Ma lo devo fare per me stessa.
I progetti letterari sono tanti, forse troppi. Tuttavia è giusto che riprenda a scrivere, a correggere, a plasmare il mio lavoro.
Sono una scrittrice. Non perfetta, certo. Conosco i miei limiti e, proprio per questa ragione, voglio superarli, ambendo alla perfezione. Posso farcela e lo farò.

Programma 2015/2016:

- Revisionare Nero Assoluto (in corso).
- Proseguire Figli del Sole, seguito (o spin off) di Nero Assoluto (scritte due pagine al momento, ma ho in testa almeno un altro capitolo).
- Finire Fission (scritte 90 pagine, previste almeno 400. L'idea c'è, ma la storia è così complessa che mi richiederà abbastanza tempo).
- Riscrivere TRI: una revisione globale dei 3 volumi in cui migliorare lo stile e inserire nuovi pezzi sulla storia di Ebdor (in programma per questa estate).
- Scrivere un compendio su storia e geografia di Ebdor (ne avrò davvero voglia? Vedremo).
- Scrivere il seguito di TRI, parlando delle terre non ancora esplorate (questo sì! Non vedo l'ora!).
- Vari ed eventuali racconti che mi frullano per la testa da un po’.

Oltre a tutto questo, inizierò a lavorare al mio sito ufficiale, che risponderà sempre a questo dominio. Lì saranno inglobati tutti i singoli siti dedicati ai libri.

Restate sintonizzati.

sabato 11 aprile 2015

Caro papà, grazie.

Noi non siamo mai andati molto d’accordo. Eravamo come cane e gatto: stesso orribile carattere, stessa cocciutaggine, opposta visione della vita. Due persone con una scorza dura certe di essere nel giusto. Tu amavi il concetto di “famiglia antica”, io volevo, e continuo ad ambire, la libertà.
Fin da quando ero una bambina, non abbiamo fatto altro che litigare. Urla, grida, tempeste di parole. Forse proprio per la prima caratteristica evidenziata: noi siamo ricci, persone difficili da conquistare e che preferiscono tenere tutto dentro.
Eppure ci sono stati dei momenti belli, in cui mi sono sentita compresa e fiera. Ricordo il giorno che sei venuto a montarmi il condizionatore con il tuo amico. Ero arrabbiata perché camminavate su e giù sopra al tappeto chiaro con gli scarponi. Avevate le mani sporche e lasciavate le impronte sul muro. Mi dava sui nervi il tuo amico. Però tu non ti sei lamentato. Hai portato quell’arnese pesante su per le scale e cambiato tutti i tubi. Due anni fa... se non ricordo male, era poco prima che ti diagnosticassero il cancro.
Poi ricordo la scorsa estate, quando pensavi di essere guarito. Sei venuto con me in un paesino sperduto della Slovenia per fare un mercatino. Era il 16 agosto e faceva un freddo cane. L’agosto più freddo degli ultimi anni. Guardavi con aria allucinata i ragazzi in cosplay e, all’ora della cena, mi hai portato un cartone con la pizza più indigesta del mondo. Quella giornata ha significato tanto per me. Nella tua vita solitaria seppur in famiglia, mi sono sentita vista.
Eh, lo so. Dovrei smetterla con queste “necessità da bambina”, perché ormai sono grande. Eppure quel giorno sono stata felice.
Ovviamente poi abbiamo litigato ancora e ancora. Forse sono arrivata a odiarti. Ma era un odio dettato dal bisogno.
Ora che non ci sei più, mi trovo a pensare a quei momenti con nostalgia. Sere come questa, ti rivedo nel letto con il fiato corto, mentre speravi da un lato di guarire, dall’altro che la morte ti portasse via.
Avrei voluto essere più sincera in quei giorni, dirti in faccia che non potevi guarire. Alla fine sono riuscita a chiederti solo cosa pensassi circa la vita dopo la morte, offrendoti la mia visione in cambio. Ora lo stai vedendo con i tuoi occhi. Mi dispiace per questa ipocrisia, è l’unica cosa che non mi perdono. Ma ora tu sai molte cose più di me e ricordi.
Ricordi la nostra vita precedente? Ricordi quando ci siamo già incontrati? Quando io ero il tuo mondo?
Alla fine anche questa vita è stata un battito di ciglia. E ci rincontreremo, già lo so. Un giorno mi addormenterò anch’io e mi risveglierò al tuo fianco... allora decideremo che nuova esperienza fare.
Forse mi sei venuto a cercare stanotte, ma non credo di essere ancora pronta. Ieri ho ricevuto un messaggio. Aspettami, ora che hai tutto il tempo, e viaggeremo ancora. È difficile scindere il ruolo che hai avuto in questa mia vita da quello che tu sei. Ho bisogno di tempo.
Per ora sei ancora il mio papà. Ho sempre pensato che le tue attenzioni per me fossero solo briciole. In realtà ora capisco che era tutto ciò che potevi darmi. Per questo ti ringrazio.
Una delle ultime sere, mentre ti avvolgevo con la mia energia, ti ho rivisto bambino, solo e triste. Come potevi darmi altro? Ora non sei più solo. Ora sei tutto.
Grazie, papà. Io sto ancora un po’ qui, poi ci rivedremo.

mercoledì 11 marzo 2015

Cartoomics 2015

Domani si parte per Milano! Vi aspetto allo stand K41 (zona Case Editrici) dal 13 al 15 marzo.
Il 13 alle ore 15.30 presso Agorà 1 (vicino allo stand) terrò, assieme a Elena Ticozzi Valerio e Vittoria Serena Dalton, una conferenza dal tema "Libri self di qualità: la nuova editoria".
Non mancate! :)


martedì 10 marzo 2015

Bufalari folli, indolenza e mancanza di opinioni

A quanti di voi danno fastidio le bufale che girano su Facebook e altri social? Mi riferisco a quegli articoli dai titoli scandalistici come “Trieste: asili, gioco del rispetto con toccamenti vari e travestimenti” o “Facebook a pagamento dal 2016!”.
A me davvero tanto e, con le notizie, chi le pubblica. Mi irrita che la gente condivida titoli allarmistici senza nemmeno degnarsi di leggere il contenuto e, in qualche modo, mi sento in dovere di verificare tali informazioni. Lo so, è un mio problema... potrei deliberatamente fregarmene e bannare questi individui. In fondo anche il mio “voler a tutti i costi rendere evidente la realtà” è una forma di protagonismo. In qualche maniera mi fa sentire superiore. Tuttavia questo “gioco alla bufala” mi porta a riflettere, sia su me sia su loro.
Perché la gente lo fa? Perché condividono articoli evidentemente falsi?
Ho chiesto ai miei amici e ho raccolto interessanti opinioni.
Da un lato abbiamo chi questi articoli li scrive: quasi sempre sono manovre di marketing create appositamente per “accalappiare gli allocchi” e generare traffico a loro favore. Ad esempio se scrivessi su questo blog un titolo tipo “Bollo auto illegale!” e invitassi la gente a non pagarlo (come una famosa bufala che gira da un po’), probabilmente avrei migliaia di visite in poche ore.
In altri casi abbiamo un semplice fenomeno di indolenza: leggo il titolo e lo trovo curioso, lo condivido in attesa che qualcuno cerchi per me e mi illumini. Sono troppo pigro per arrangiarmi da solo. Questa categoria potrebbe tranquillamente, a mio avviso, fare parte dei cosiddetti “vampiri energetici”, ovvero persone che, inconsciamente, attraverso la polemica su internet, assorbono l’energia altrui.
Oppure abbiamo i “deboli”, quelli che di prassi non hanno loro opinioni e allora si aggrappano a quello che leggono, impossessandosi di quell’idea. Di solito l’idea è il semplice titolo e trafiletto, perché leggere tutto l’articolo sarebbe troppo oneroso, per non parlare di ricerche ulteriori. Per questi personaggi internet e Google sono un mistero, la rete si riduce a Facebook. Anche volendo, non sono capaci (o fingono di non esserlo) di fare ricerche approfondite, spesso giustificandosi con la mancanza di tempo. Sono le classiche persone che condividono la bufala scrivendo “guardate che schifo! Chissà dove arriveremo”. In sostanza, hanno l’assoluta necessità di far vedere al mondo che ci sono, di sentirsi parte della comunità... un appello silenzioso per dire “esisto anch’io!”.
In ogni caso, questi articoli sono una brutta bestia: ci mettono l'uno contro l’altro, aizzano le persone verso qualcosa (immigrati, stato o altro) creando un circolo vizioso di malumore.
Perché ci continuiamo a fare del male? Perché proviamo godimento nelle notizie scandalistiche? Non si potrebbero condividere cose positive invece? Qualche cosa bella ogni tanto gira sui social, ma spesso è nascosta dalle bufale più eclatanti.
Credo che tutti dovrebbero farsi un esame di coscienza e domandarsi a cosa li porta il loro comportamento.
Per quanto mi riguarda, cercherò di “eliminare” tutte le persone che tendono a dare credito a scandali piuttosto che alla sana informazione.
Grazie a chi mi ha dato (e mi darà) la propria opinione.