Sento l’energia strisciare sotto la pelle. Odo l’eco del silenzio rimbombarmi nelle orecchie, in un frastuono assordante. Eppure tutto tace. Addirittura la natura ammutolisce, l’ho notato ieri, uscendo per un attimo dalla porta di casa tra la nebbiolina sospesa di una domenica solitaria. Trovo questo silenzio a tratti inquietante, e pulsa, mi pulsa nelle vene. Un vento di metamorfosi.
Il chiacchiericcio si spegne. Le notizie perdono importanza. Ho un senso di estraniamento, quasi il mondo attorno a me non esistesse. Per brevi attimi conduce la paura, poi lascio. Lascio tutto: le aspettative, il bisogno degli altri, il bisogno di fare, il bisogno di essere. Respiro e basta, ascolto i fiumi di messaggi che scendono dentro. Non è ancora il momento per farli esplodere all’esterno, si sta preparando però. Sto cambiando. Qualcosa muta nelle viscere per dispormi a una missione più grande e, mentre lo fa, il resto si spegne. Mi affido. Non ho scelta, se non negare la mia essenza.
Il cambio sta arrivando.
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