lunedì 5 agosto 2019

Aiutare concretamente la vita



In questi giorni difficili per la Terra più che mai sto pensando a cosa significhi essere sciamana. Sento tante voci diverse, opinioni contrastanti. Scienziati che parlano del riscaldamento globale dando la colpa esclusivamente agli errori umani, altri ricercatori che assicurano si tratti di un ciclo su cui non abbiamo potere. Sento maestri spirituali parlare in un senso o nell’altro. Ascolto messaggi di persone allarmate che urlano alla tragedia imminente e altre che ridono dicendo che non accadrà proprio nulla.

Basta. Ho bisogno di silenzio.

La verità è che provo un’enorme sofferenza guardando l’Alaska in fiamme, gli animali arsi vivi e pensando al disastro ambientale. Provo sofferenza vedendo l’Amazzonia disboscata. Provo sofferenza vedendo gli animali marini imprigionati dalla plastica. A volte è un dolore sordo e antico, una memoria di vite passate probabilmente, altre volte violento, da lasciarmi senza fiato. C’è senso di ingiustizia e una sola domanda emerge: perché?
C’è chi dice evoluzione: eravamo d’accordo fin dall’inizio nel fare determinate esperienze per evolverci. C’è chi parla di akasha di anime antiche in riequilibrio, c’è chi parla di una maniera per far “ripartire” la vita e creare nuove risorse, c’è chi crede che sia Gaia stessa a ripulirsi dalle energie negative attraverso questi, per noi, disastri ambientali. C’è chi ignora qualunque motivazione che non sia spiegabile scientificamente.

Basta, non ne posso più.

Non voglio seguire una voce sola perché ho imparato, da tutte le mie esperienze, che chiunque può sbagliare o cambiare idea. Perché siamo arrivati qui e cosa ci sarà? Può attendere. Ho deciso di restare nel presente, nel qui e ora. Arriverà una mini era glaciale e quindi non c’è da preoccuparsi dei 30° in Alaska? Benissimo. Fatto sta che fino a oggi, in Alaska è bruciato l’equivalente di 100mila campi di calcio. Come due regioni italiane messe insieme. Migliaia di animali continuano a morire ogni giorno. Sono numeri. Prendo il caso dell’Alaska perché è il più grosso oggi, ma potrebbe riferirsi a qualunque situazione tragica nel mondo. Quello che avverto in questo momento, non solo come bisogno personale ma anche come dovere, è di distaccarmi dalla mia sofferenza, centrarmi e aiutare, per quanto nelle mie possibilità, ogni forma di vita. Mandare energia di amore compassionevole a Gaia, agli animali, alle persone. Collegarmi con le frequenze più alte e inondare la Terra. Ogni giorno, più volte al giorno. Continuare a co-creare un mondo migliore, in equilibrio, ma non solo a parole, con gesti concreti. Se sono un essere “divino”, se il mio pensiero crea, se posso plasmare la realtà, allora ho il dovere di aiutare. In alcuni casi basta la sola presenza per “illuminare”, in questa delicata situazione ambientale è necessario restare nella propria forza e fare di più. Voglio superare il dolore e assistere la vita. Voglio restare connessa al mio “sentire” spegnendo tutte le “interferenze” inutili perché, nel profondo, la mia anima sa già tutto, non ha bisogno di qualcuno che la convinca, e le parole di luce che sgorgano dal cuore me lo confermano.
Chi può, aiuti.



© Immagine di Jozefklopacka Oil painting on canvas of a Woman Goddess (regolare licenza commerciale acquistata)

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