venerdì 8 settembre 2017

Amore VS amicizia nell’era digitale

Ieri mi sono sentita dire da un conoscente che sono una persona fantastica e che sarebbe felice di essere mio amico, considerando che in tanti gli hanno parlato bene di me. Alla mia obiezione circa il fatto che non mi ha mai aggiunto a Whatsapp, pur avendogli dato il numero parecchio tempo fa, si è sentito in dovere di puntualizzare che gli interessa solo un’amicizia. Perché non c’è “l’alchimia”.
Ci siamo visti in totale forse per quattro ore, in compagnia... ma non c’è alchimia. Allora gli è sembrato giusto incasellarmi in una categoria, fare una sorta di contratto invisibile nel quale può darmi il numero del telefono a patto che io mantenga una certa distanza.
Ma sono una persona fantastica, beninteso!
Datemi pure della cinica stronza, tanto si sa, ma questa alchimia mi puzza di “non sei abbastanza gnocca per me, diciamo che mi vai bene per quattro chiacchiere e un’uscita, ma non per trombare”. Alchimia però suona tanto elegante.
L’amicizia nell’era digitale è una cosa strana, mi sto rendendo conto che funziona a orario. "Sei mia amica da quell’ora a quell’ora, poi stacco la connessione e chi si è visto si è visto. Non importa se tu stai male e vuoi buttarti in un fosso, io vado a letto. Clic." Un clic semplifica la vita. D’altronde ti avevano avvisato. Si tratta di amicizie part-time ben incasellate. Non importa cosa accade tra i due. Non importa se si ride, si scherza e si sta bene insieme, a un certo punto scattano i paletti: “Non me la sento di andare oltre a questo livello, restiamo conoscenti”.
Probabilmente sono rimasta indietro io. Resto l’inguaribile romantica che si faceva centinaia di chilometri in treno per abbracciare una persona o pagava milioni di Lire per infinite chiamate nelle cabine telefoniche.
Ora si deve chiedere il permesso.
“Posso chiamarti?”
“Perché? Se proprio devi... non possiamo continuare in chat?”
E la conversazione brillante si spegne in mugolii indistinti, dove di colpo da amica ti senti sgradita. Già, sono troppo legata al passato, all’epoca in cui non si mettevano le mani avanti prima di iniziare un rapporto, ma si aspettava. Si costruivano le cose pian piano, conoscendosi giorno per giorno, si era disponibili e, se uno stava male, l’altro si faceva in quattro per aiutarlo. Non c’era il “clic”, non esistevano nemmeno apparecchi da spegnere. E la famosa “alchimia” si svelava nel tempo. Non mi stupirei se tra non molto prendessero piede i contratti stile Cinquanta sfumature per definire i rapporti, cosa fare o non fare. Sarebbe tranquillizzante per molti, riparerebbe da traumi e delusioni. Nel frattempo ci accontentiamo delle amicizie digitali, dove basta chiudere un apparecchio per non correre rischi, dove si giudica dalle foto ritoccate online o da una scarna descrizione, dove nulla ha più troppo valore. E dove l’apparenza conta di gran lunga più della conoscenza.
Ma tutto questo si può davvero definire amicizia?
Non credo. Penso sia più che altro un rapporto superficiale dove, pur di non restare soli, si riempie il tempo con dei “conoscenti” che tali resteranno. Magari con tali conoscenti potrebbe accadere qualcosa, potrebbe esserci un feeling inaspettato, ma l’importante poi è tornare velocemente nei ranghi, cancellare tutto.
Clic.

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