martedì 29 gennaio 2019

Il momento esatto in cui il cuore si ferma


È un cuore malandato che ne ha passate tante. Cose piccole, per molti; insignificanti, per altri. Eppure per te è tutto. Tutto il tuo mondo. Batte piano questo mondo, un ritmo ogni giorno meno regolare e più flebile. Ma batte. A volte non vedi via d’uscita a questo malessere, altre ti brillano gli occhi per qualcosa di insolito e inaspettato, addirittura da credere che un giorno il battito possa tornare forte e vibrante.
Però arriva un momento, una situazione, una persona, e tutto cambia. Lo percepisci con fredda precisione l’istante esatto in cui si ferma. È una coltre nera che ti cala addosso e ti avvolge stretta. TOC. Il suo ultimo TOC. Poi il nulla. Un buco scavato nel petto che inghiotte i sogni, le speranze, il futuro. La vita. Inghiotte tutto. E riesci quasi a vederlo il residuo sanguinolento che un tempo batteva con vigore: è lì, a terra, di fianco ai piedi della persona responsabile di quell’ultima coraggiosa pulsazione. Non c’è nulla da dire poiché il buio ha già colmato ogni pensiero. Non riesci a odiare né a riflettere razionalmente. Il vuoto totale e soverchiante è l’unica emozione.
Speri che con il passare delle ore la situazione cambi, ti auguri di sentirlo ancora quel TOC, almeno uno al giorno, ma niente. Allora prendi quello che resta del tuo cuore e lo nascondi in un cassetto profondo. Lo lasci lì perché non ti serve più.
La vita non è finita, no, continua, straziante, ogni giorno. Sopravvivi, incapace di provare nulla. Niente più gioia per il cibo, per un tramonto sul mare, per gli hobby. Tutto si riduce al momento esatto in cui il cuore si è fermato. La sola domanda che esce è “perché nessuno mi vuole così come sono?”. Già, avevi sofferto anche troppo. È una dinamica che si ripete ancora e ancora, in cui chi ti dice di volerti bene è lo stesso che ti pugnala il petto. Ogni volta ne esci più ammaccata. Ogni volta rialzarsi è più difficile.
Questa ti arrendi.
In fondo lo sai che la colpa è tua poiché tutto il potere è tuo. Sei tu che hai scelto di percorrere questa via, di fare questa esperienza. Non puoi incolpare la persona che ha sferrato l’ultimo attacco. Il problema è che non vedi la situazione con chiarezza, è difficile vedere alcunché sotto quel velo nero. 
Quindi resti lì, in un mondo silenzioso dove le voci amiche filtrano appena, dove il nulla, dolce e rassicurante, ti consola.

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